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152 i marmi - parte quarta


era la sua naturale, famigliarissime e bene l’intendeva; onde molto gli divenne il signore affezionato e, promettendogli di sodisfare al suo desiderio, lo menò seco a casa in Genova, dove conobbe in lui una creanza signorile e un procedere da gran maestro e da principe. E l’andò, pur latinamente, perché italiano non intendeva nulla, con molti ragionamenti tentando di questo particularmente, di che terra egli fosse o figliuol di cui; ma in conto alcuno non ne potette ritrar mai nulla. Dopo alcuni giorni, lo menò seco in fra quelle alpestre montagne al suo castello; dove, non molto lontano, nel folto de’ boschi, v’è una rovina grande d’un monasterio antico, tutto serrato da ellere, castagni, faggi e terribil quercie; del qual solitario eremo non era in piedi altro che un pezzo della cappella grande della chiesa e alquanto di muraglia. Piacque il diserto paese al todesco; onde il signore tosto con fabriche a modo suo lo fece chiudere e accomodare, e gli fece la provisione al suo vivere da buono eremita. Aveva costui alcuni libri di diverse lingue, e, serratosi in quel luogo, con alcuno non aveva comerzio, o praticava, se non quando il signore v’andava, di raro, e seco menava qualche uno; onde, per abreviarla, gli fu rubato una volta un libro in lingua araba, composto da uno almadalle, il quale da mirabili uomini è stato poi ridotto nella nostra lingua.

Perduto. Come si chiama egli cotesto libro o di che tratta?

Nobile. Il titolo è questo: La chiave de’ secreti.

Perduto. Sarebbe egli mai la Clavicula di Salamone?

Nobile. Non so altro; so ben che, leggendone il signor Gregorio Spinola alcuna parte sul principio del libro, che io tenni a mente ogni cosa e le scrissi. Vuoi tu altro, che qua in Fiorenza il libro m’ha dato nelle mani?

Perduto. Cosa da maravigliarsi. Era egli forse nella libraria di San Lorenzo?

Nobile. Egli era dove e’toccava: basta, che io l’ho nelle mani.

Perduto. Or dimmi qualche cosa di questi gran secreti, perché, essendo Perduto, mi potresti forse ritrovare.