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ragionamento di diverse opere e autori 111


maneggia sempre botte da vino, ve ne mette sopra, manzi che mangi, sempre, tre o quattro ore, qualche poco.

Biagio. Egli fa bene, perché quanto l’acqua è piú mescolata con il vino e incorporata, tanto piú spegne il fummo del vino e unisconsi in natura; ma, al mio giudizio, io fo meglio, perché la fo bollir con il vino sulle tina.

Filippo. Gran cosa che ’l vin dolce non mi vadi troppo per fantasia, e tanto piú che non mi cava la sete!

Biagio. Tutte le cose che gonfiano e generano còlera fanno sete; poi, la parte grossa del vino dolce, che è upilativa, va al fegato e, opilando, nuoce a quello, ma la parte sottile penetra al polmone, dove non può penetrare la parte grossa, e per sua sottilitá apre quelle vie.

Galloria. Son tutte baie: chi è lá dentro che vegga coteste girandole? Io beo talvolta molto e talvolta poco, a tavola spesso e poco, fuor di tavola assai. Sí, per la fede mia, io ti so dire che bisogna aver tante avertenze! L’esser assuefatto a ogni cosa sta bene. Ma discorretemi sopra l’acqua e il vino particolarmente, di grazia, se i medici però v’hanno tanto insegnato.

Filippo. Pur che ne sappia per loro! Io ho veduto di quegli che non ci hanno una regola al mondo e pur son sani; io durai un tempo a non ber vino sul mellone e poi n’ho bevuto.

Galloria. Intendo che bisogna che sia buono: che dite di questo vino su’ puponi?

Biagio. Come ho detto, il vino è penetrativo e súbito corre alle veni e ne mena seco tali frutti indigesti, e si corrompono facilmente; e da questa corruzione ne nascano febri: adunque, è meglio non bere o poco bere sopra quei cibi putrefattivi, come sono simil frutti.

Galloria. Baie, vi dico. Che diresti voi che ’l vin bianco m’ingrassa? E voi dite che è di bue e che la non si può cuocere.

Biagio. Il vin dolce genera sangue grosso; la natura de’ membri con molta dilettazione lo tira a sé e lo convertisce in suo nutrimento: e questo non è nel vin brusco, perché non lo ricevono cosí volentieri le membra né con tanta dilettazione.