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96 i marmi - parte terza


Pecorino. Io, che tanti libri maneggio alle prestanze, gli vorrei correggere e non so.

Chimenti. State a udir quel che egli dice, domine, e non girate il capo.

Maestro. Lo giro, perché non son libri per gramatica scritti.

Pecorino. Quando io trovo «differenza», se io mi debbo riscriver «diferentia» o «differenzia»; «variatione», «variazione»; «potenzia», «potenza» o «potentia».

Maestro. «Potentia», per esser gran nome e significar gran tenitorio ampiamente, va per due tt, «Pottenzia».

Chimenti. Vedete quel che fa ad aver la lingua in simil cose leccate! Egli sa tutti i vocaboli a chiusi occhi.

Maestro. La sarebbe bella, che io non sapessi grufolar per tutti i libri, eccetera!

Pecorino. Sta bene. «Oca» va ella con un c, con due o con l’«acca» e con l’O grande?

Maestro. Secondo l’etá si bevano e pongano le lettere dell’ortografia: anticamente bastava manco lettere, ma, alla moderna, vogliano tutti i capi de’ nomi e de’ cognomi la lettera grossa; sí che «Oca» va con l’O grande, massimamente quando son ochi giovani.

Pecorino. Le senici vi venghino continuamente!

Maestro. Come dite?

Pecorino. Mi pareva sentir l’ore, e diceva: «e sedici».

Chimenti.«Interpositione» e «interposizione» quid interest, come «giudicio», «giuditio» vel «giudizio»?

Maestro. Andiamo a casa di compagnia, che io guarderò su la Fabrica del mondo cotesta parola, perché pecco alquanto di poca memoria.

Pecorino. Andiamo, messer sí.

Chimenti. Vengo io dietrovi?

Maestro. Messer no, ché voi sète piú vecchio: sempre veneranda senectus, disse Dante; e poi, io son tanto avezzo andar dietro agli scolari che io non saprei fare un passo inanzi. Eamus.