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64 i marmi - parte prima


Dubbioso. Dubbioso.

Risoluto. Appunto stiamo bene accoppiati, come i polli di mercato. Io mi chiamo Risoluto. Quanti giorni sono che voi siate nella terra?

Dubbioso. Stasera sono arrivato; e voi?

Risoluto. Un mese e piú.

Dubbioso. Voi mi saprete dare informazione che litterati e che virtuosi gentiluomini sono in questa cittá.

Risoluto. La vostra fisionomia non mi par giá da cercar sí fatte cose; anzi ogni altra cosa mi dá l’animo che vorreste salvo che ritrovar virtuosi.

Dubbioso. Sí, a fé mia, per quanto bene io vi voglio, realmente, signor, che l’è cosí.

Risoluto. Qua ci sono uomini che hanno pochi pari al mondo: nelle lettere grece, c’è il mirabil Vittori e altri infiniti che sono dottissimi in quella lingua, fatti sotto la dottrina di sí raro spirito; le lettere latine ci fioriscano mirabilmente; il Varchi è eccellente; e nella filosofia molti e molti si fanno divini; di gentiluomini poi che son litterati, che attendono alle faccende del mondo, quanti ce ne sono in questa terra! tanti che voi stupireste; messer Filippo del Migliore se ne chiama uno che mai praticaste con il piú raro ingegno, gentil, cortese, reale, ed è de’ grandi uomini da bene che si trovi. Ma ditemi: voi dimandate de’ dotti; voi dovete esser certo ignorante, perché l’academia di questa cittá lo dimostra con tante opere stampate che tutto il mondo n’è pieno. Avete voi vedute le lezioni che hanno lette molti begli intelletti? l’opere del Segni intelligente, del Bartoli supremo, del Giambullari raro, del Gello acutissimo, e altri infiniti sapienti fiorentini?

Dubbioso. Signor no; perché la profession mia è l’ebreo, eccetera.

Risoluto. Non dite altro, ché io v’ho: giudeo, volete dir voi, ancor che siate battezzato, n’è vero? O che non credete nulla? Certo che la corrispondenza delle parole non traligna dalla faccia.