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ragionamento terzo 43


sforzò Lucrezia; Bruto, che amazzò Cesare; Siila, che sparse tanto sangue; Catellina, che tiraneggiò la patria; Iugurta, che amazzò suoi fratelli; Calligula sforzò le sorelle; Nerone amazzò sua madre; Eliogabalo rubò i templi; Ligurgo diede la legge a’ Lacedemoni; Numa Pompilio onorò i templi; Giulio Cesare perdonò l’ingiurie; Ottaviano fu amato da’ suoi popoli; Alessandro fu liberale a tutti; Ettor troiano fu animoso in guerra; Ulisse si pose a gran pericoli; Pirro, re de’ Piroti, trovò molti ingegni; Catulo Regulo sopportò infiniti tormenti; Tito fu padre degli orfani; Traiano fece grandi edificii; e Marco Aurelio seppe piú di tutti».

Visino. Egli non seppe giá fare i carnieri come me. Oh che tanie son coteste? a che proposito avete trovato da lègger voi costi, dite, messer Niccolò?

Nicolò. Per mostrarti uomini rari e poi dire che tu sei rarissimo sí a far carnieri come dire a comedie. E quando io scriverò le cronache di Firenze, io ti ci metterò su per uomo raro, sí come ha messo questo antico scrittore i grandi uomini del suo tempo e che egli ha trovati scritti ne’ passati.

Visino. A bel patto: come voi fate le cronache, dipignetemivi capo di sotto. Che ne credete, padre Stradino?

Stradino. Ogni cosa può essere; ma io ho paura che in manco di quattro o cinque anni noi andremo tutti e tre al Pino: tu sei carico di pancia, io d’anni e lui è maturo: se le cronache non dican questo de’ fatti nostri, credo che ci sará poco altro da dire.

Visino. Pur che noi siamo nominati, basta.

Nicolò. Io non ci verrò forse un’altra sera, che io porterò un capitolo in lode del carnieri, perché ho pregna la fantasia delle sue lodi; e come ho finito quel della fornaia, súbito l’arreco.

Visino. Saracci egli altro per istasera?

Stradino. E’ mi par ora di ritirarsi: le notte son piccole, io son vecchio, Nicolò è ammalato; e tu va, vedi se’ tuoi colombi son diventati di gesso.

Visino. Voi dite il vero. Mi raccomando.

Stradino. Son vostro.