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ragionamento secondo | 31 |
per il mondo. Volessero gli dei che il voler sapere la vita de’ buoni e de’ cattivi fosse per emendare i vizii e imparare le virtú, fuggendo il proceder de’ ribaldi e seguitando i vestigii de’ buoni! Ma altrimenti credo che sia l’intenzione, perciò che si desidera saper le cose buone, da’ cattivi, per riprendere i cattivi ed esser soli loro a far male, e udire le male vite perché la lor pessima sola paia minore di tutte unite insieme. Io ti fo assapere che noi duriamo in questo mondo piú fatica a difenderci da’ cattivi e dai maligni che imparar la virtú e insegnarla. Credo poi che la tua tirannia non sia si grande come la fanno costoro qua; però tu ancóra non debbi prestar fede che io sia tanto virtuoso come t’informano coloro che ragionano di costá: perché chi conta cose nuove da un paese a un altro fa come quel povero che mette le pezze dove è rotta la sua gonnella e la rattoppa, che in poco spazio di tempo è piú il panno posticcio che ’l principale. Guardati, o re Creso, di non imitare i cattivi principi barbari, che hanno buone parole e cattivi fatti, come coloro che desiderano ricoprire con le paroline dolci l’amare opere. Non ti maravigliar poi che noi filosofi fuggiamo di vivere in compagnia de’ principi e che molti letterati si ritirino in solitarii luoghi fuggendo le corti; perché i signor cattivi cercano di tenére in casa alcuni savi e dotti per coperta delle lor triste opere, e noi non vogliamo che, quando un signor fa una cosa, di suo testa, mal fatta, che ’l popolo c’incolpi di-cattivo consiglio, perché suol esser lor costume, facendo male una cosa, dar la colpa a qualche altro di corte e, se le faccende vengan lor mal fatte, tassare gli uomini da bene di casa sua. Cosí la plebe, che è cieca e ignorante, la crede come la si dice e approva ogni giudizio per diritto ancóra che sia storto piú che arco.
Parrebbe che tu non sapessi che ’l signore che desidera regger bene un gran popolo abbi bisogno d’un savio solamente: tu sai pur che ’l giusto vuole che a governar molti non sta bene un solo. Tu m’hai scorto in parole per savio per regger il tuo regno e per pazzo con i fatti a mandarmi tesoro. La principal cosa che debbe fare un filosofo è sprezzar le cose mondane ed esser sollecito nelle cose celesti: quelle che tu mi doni son fango e quelle che io cerco sono oro. Non è savio colui che sa piú dei giri delle sfere celesti, ma quel che sa manco degli andari del mondo. Sappi adunque che, in settantasette anni che io ho, che mai mi messi ira in cuore, se non quando mi son veduto ai piedi tanta ricchezza; perché ho veduto che tu m’hai per molto ignorante e tu ti sei mostrato poco