Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ragionamento secondo | 27 |
e tanti che nascono metton carestia nel mondo, rovinano le famiglie e distruggano le case; e se la donna ne partorisse piú, gli sieno dinanzi a’ suoi occhi sacrificati súbito agli dei».
Ghioro. Oh questa sí che sa di buono! ma di cattivo la puzza piú assai. Oh che bestialitá!
Borgo. «Per legge inviolabile noi ordiniamo che se alcuno, sia di che sesso si voglia, dirá bugia e mentirá, che senza altro sia fatto morire; perché è manco male uccidere un uom bugiardo che lasciar ridurre dalla falsitá tutto un popolo».
Ghioro. Certo, se cotesta legge fosse per la cristianitá, che noi ci rimarremmo pochi. Dinne un’altra, e poi andremo a sentir cianciar qualche capannello di brigate.
Borgo. «Nessuna donna viva piú di quaranta anni e l’uomo cinquanta; e se non muoiono in tanto tempo, sien sacrificati agli dei».
Ghioro. Io son chiaro: so che si doveva trovare in cotesto paese gli uomini radi e ricchi; tanta povertá non ci debbe regnare. Ma odi tu: le brigate diventan cattive come elleno invecchiano, e si fanno pessimi come coloro che si pensano di non morir mai o di viver lungo tempo, e aggruzzolano, acciò non manchi loro; e di qua viene che pochi godano e molti stentano. Ma lasciami scorrer il libro a me alquanto, poi che sí bel lume di luna ci serve; la lettera è grossa, onde senz’occhiali la si leggerebbe al barlume.
Borgo. Leggete forte, ché io n’abbi qualche consolazione ancóra, e participi di qualche bella cosa che vi sia scritta, perché Berto gobbo, che m’ha venduto il libro, m’ha detto che egli v’è su non so che storia d’un certo gobbo che è molto bella. Di grazia, guardate se la vi venisse alle mani e leggetemela.
Ghioro. «Nelle case de’ signori e nelle corti non debbino abitare superbi uomini, perché son nel comandare solleciti e nell’ubidir infingardi; non voglion servire, sí bene esser serviti. Non vi si fermi ancóra persona invidiosa, perché in quelle case dove l’invidia regna v’è sempre dissensione. Sieno scacciati poi gli stizzosi che d’ogni cosa s’adirano, conciosia che non si potrá mai aver servizio da’ fatti loro. Gli avari e i carnali