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272 i marmi - parte seconda


empimi pur per la gola il corpo de’ variati e diversi cibi, perché lá trovo la mia quiete; pur che io abbi superbi edifici da perpetuarmi, vadi il resto come gli piace: grandi eserciti, regni, vassalli, diletti carnali, novitá di passare il tempo cerco io e in altro non mi curo d’affaticare. O Dio! ecco la parte cattiva che soffoca la buona: ciascuno è accecato in questa vita, ogni uno è preso da questa arpia e legato da questa ferocitá insensata. Il dí che nasce l’uomo non nasce la morte con esso? non gli sono súbito attorno le miserie? Ed egli, misero!, l’abraccia né si conosce, e chi gne ne mostra, chi fa vedergnene, súbito chiude gli occhi e volge la testa e si fa beffe di te, ti chiama stolto, dappoco, ignorante e pazzo: in dispregio del mondo, egli è pur poco quel che si gode e son pur brevi i giorni, l’ore volano in un súbito e gli anni passano che alcuno non se ne accorge!

Papi. La morte senza alcun dubbio è il nostro patrimonio; l’ereditá nostra di tanti e tanti tesori e stati è una puzzolente sepoltura.

Romito. Messer Bernardino, la notte ne viene: i Marmi non son stanza piú da me, secondo l’opinione del vulgo ignorante.

Papi. Ignorante certo, credendo che i buoni non sien buoni se non ne’ luoghi ascosti e di giorno.

Romito. Però, messer Papi, io mi raccomanderò alla vostra caritá: domattina ci vedremo.

Bernardino. Andate con il Signore.

Papi. Questo buon padre ha molto spirito, e mi piace il suo discorso che se ne va toccando quel che bisogna all’uomo: ma dubito che favelli in molti luoghi che le sue parole faccin poco profitto, perché il mondo sta come egli può.

Bernardino. Io concludo, per le parole che egli ha dette, che, secondo che Adamo aveva a essere ubidiente a Dio, e non fu, poi ciò che gli era sottoposto si ribellò; cosí i principi e i signori che non temano Dio e non sono ubidienti a’ comandamenti di quello, che gli abbia da succeder loro il medesimo, ciò è che perderanno tutte le cose buone, l’utili e le salutifere.