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258 | i marmi - parte seconda |
Giuseppe. E bestiale e pazza.
Baccio. Molto. E scritto in tante lingue?
Giuseppe. Perché s’intenda per tutto il mondo o per la maggior parte.
Baccio. Infine i poeti o gli scrittori son pazzi, a dicianove soldi per lira, la maggior parte.
Giuseppe. Ditemi piú tosto che i vendicativi diabolici spiriti non si quietano mai. Date qua e non dite nulla infino che voi non lo vedete stampato.
Baccio. Chi somiglia questo ritratto? Oh egli ha la cattiva effigie! E’ pare un traditore.
Giuseppe. Somiglia per chi egli è fatto.
Baccio. Oggidí bisogna guardarsi di non avere a fare con cervelli balzani, ché non gli ratterrebbe le catene de’ mulini di Po. Che libro di battaglie è questo? Credetti che l’Ariosto avesse posto silenzo a’ romanzi oggimai. Oh che belle figurette! oh e’ sono i begli intagli! La cosa de’ libri comincia oggi ad arrivare tanto alla grandezza che poco tempo ci andrá ch’ella arriverá alla perfezione: i fregi ben disegnati, gli intagli ben condotti, le miniature bene intese, tutto ha invenzione, e sopra tutto i caratteri sono diversi, variati e nuovi: sì che dei libri se ne cava mille piaceri oltre all'utile. Or passiamo inanzi e volta la carta.
che pur dianzi Ruggier del corpo sciolse,
ardita giunse al fiume d’Acheronte
né trapassar nella sua conca volse.
Giuseppe. Coteste stanze vi faranno paura; le sono d’una vena straordinaria e non hanno a far nulla con i poeti d’oggi, d’invenzione e di belle parole. Leggete pure inanzi.
dicendo: — Se i demòn del crudo inferno
sono come se’ tu, orrido mostro,
per certo oggi sarò principe vostro.