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256 i marmi - parte seconda


componimenti e lambiccamenti di cerebro, e puoi, nello stamparle ultimamente, dargli la sua risciacquata o fargli un buon bucato sopra; tu ne sai piú che tutti, tu puo’ darne giudizio piú di tutti, perché tu hai udito chi biasima, chi se ne intende, chi loda per adulazioni, chi per udire il giudizio degli altri, chi per tirare il cordovano, chi per uccellare il poeta. Altri, da rabbia delle lodi e dell’onore che senton dare all’autore, da uomini di giudizio, si ficcano a lodare l’opere e biasimar l’uomo, ora dicendo: — Da questo infuori e’ non val nulla; egli è stracurato, egli è persona a caso. — Oh Dio, vedete dove son le virtú! E’ son parenti degli amici del «ma». — Le son belle l’opere, ma lui è bene una figuraccia. — Come dire: al parlare voi conoscete che io biasimo costui per la rabbia che io ho dentro.

Giuseppe. L’è verissima cotesta vostra ragione: io ho udito biasimare, talvolta, e conosciuto certamente che l’è tutta cancherina. Quando si biasima una cosa, bisogna fare vedere il paragone e poi dire.

Baccio. Cosí si fa. Non è stato mai fatto il piú bel tratto di quel del Doni, quando egli vedde quelle facezie stampate da messer Lorenzo Torrentino nostro e ragunate dall’eccellente signore il signor Domenichi illustre.

Giuseppe. Voi volete dire, se ’ libri si veggono e si vendono, che voi potete onorare l’inventore e lo stampatore.

Baccio. Vo’ dire che egli súbito prese la penna in mano e ne fece un altro di facezie, di motti, di arguzie, di sentenze e di proverbi; e, perché egli non si teneva dottore, non lo intitolò Motti o Sentenze, ma lo chiamò secondo che si sentiva su’ picciuoli, id est in gambe, dicendo fra sé: — S’io sono ignorante, non ho lettere, né, per consequente, non son dotto, non debbo io dare un titolo al mio libro come mi sento? — E scrisse: Chiacchiere, baie e cicalamenti; come dire: cose cavate dalla mia zucca: e zucca sia. Poi biasimò quello per quello che egli era, sporco, senza onestá, contro alla religion cristiana e vituperosissimo. Cosí si fa: chi vuol dire: — Il tuo libro non val nulla, — se ne fa un altro in quella materia e si va megliorando; e tanto piú merita lode uno quanto la cosa piú guadagna, come dire