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228 i marmi - parte seconda


Neri. Non dovettero mai piú aver bisogno coloro che ricolsero!

Michele. «Non sí tosto furon vedute e portate le gioie e le monete in cassa che le portarono una maladizione con esso loro unita, e fu questa: che i ricchi gli posero tanto amore che non le volsero mai piú cavarle fuori e i poveri non le stimarono; onde una parte le tien rinchiuse, l’altra le lascia andare. E questo inconveniente pare che si distenda in molti altri paesi».

Neri. La mi diletta insino a qui; all’altra, disse il cacciatore: intanto andrò considerando che sotto tal navilio c’è misterio. Riserrate la lettera e date in quel mostro.

Michele. «Qua in questa nostra parte settentrionale, signori nobilissimi, è nato a un corpo una bambina e un bambino e sono tutti doppi di ciascun membro; ma una parte si ciba di latte e l’altra no, una parla e l’altra tace, una camina e l’altra non può: niente di manco tutte due son vive e vivono. La madre che l’ha partorite e il padre che gli ha generati sono i piú nobili spiriti e i piú mirabili ingegni del mondo. Quella parte che non si nutrisce favella del continuo, quando fa bisogno, con il padre e con la madre; ma altri che loro non possono intendere tal ragionamenti. Mai tocca terra, se non il mostro che si pasce; l’altro non la può patire, anzi mostra grand’affanno, ogni volta che per sorte o per disgrazia tocca con i piedi, con le mani o con altra parte del corpo la terra. Non se gli può mostrar cosa che non conosca e che con suo padre e con sua madre non conferisca in suo linguaggio. L’altra parte che s’empie di cibo mantiene quella che non si pasce, si sono bene organizzate insieme. Chi ha cura di questi mostri e chi n’è patrone ha fatto un certo luogo serrato e ve ne mostra una parte, l’altra ve la dipinge e vi fa chiaro esser vero ciò che egli vi propone di lei, tanto del maschio quanto della femina».

Neri. S’io vi fussi, vorrei vederla tutta cotesta figura e non mezza.

Michele. State a udire: «Il signor della cittá ha ordinato che ciascuno lo vegga tutto una volta e non piú, senza alcun