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226 i marmi - parte seconda


pregna d’acqua che spruzzolava e diceva il suono delle parole: — Io seguirò del vero i passi e ’l moto. — E ve ne furon molti che dicevano e facevano il simile come questi altri detti: ma, alla fine, ve ne fu uno, che era di terra nera, quasi tutto disfatto, che mandò fuori un razzo come di cometa, e disse: — Felice chi ritrova il porto e ’l molo. — Nel mezzo di questa caverna erano un gran monte di libri, e noi, dopo che veduto avemmo le maravigliose sepolture, ci mettemmo ad aprirgli e leggergli; onde la caverna si scosse e tremò asprissimamente e si fecero tenebre in quel luogo orribili, con tuoni, saette, tempeste e pioggie da non se le imaginare: ma noi, spaventati, con le mani per terra, carponi carponi, ce ne fuggimmo fuori e ritornammo alla nave».

Neri. Di grazia, fa riposar cotesti paurosi e piglia l’altra lettera, perché c’è da pensar sopra un gran pezzo a sí fatta invenzione, e credo che la fia da qualche cosa.

Michele. Chi legge ha caro d’udire il fine di tutte le cose; e voi le cercate di tramezzare.

Neri. L’Ariosto anch’egli lascia sul bel dell’intender della fine e ripiglia nuova istoria; e fa bel sentire quella nuova curiositá. Or date un altro principio.

Michele. «Nel porto nostro, eccellentissimi e illustrissimi signori, è stata dalla fortuna spinta una nave, la quale è molti e molti anni che la va errando per gli altissimi mari, ed è si gran navilio che dieci delle maggior navi che si trovino non son si grande a un pezzo. Ella ha poi gli arbori tutti d’avorio commessi e intagliati i piedi di quelli a storie, nelle quali vi sono i viaggi d’Ulisse; le vele sono di broccato e le corde di seta e d’oro intrecciate; e ciascuna cosa che v’è sopra per uso d’oprare, è d’oro e argento massiccio, come sono tavole, sedie, scanni e vasi d’ogni sorte: una ricchezza da non la potere stimare. Egli v’è sopra una reina con una corte di forse cento donzelle, la piú bella e le piú belle donne mai furon vedute. I lor vestimenti son tutti drappi di seta varii e non piú veduti, che il piú brutto è di piú valuta che i nostri broccati, e fa sí bella vista che poco piú si può desiderare per allegrare ogni malinconico spirito. Le donzelle tengono in loro una lascivia