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ragionamento della stampa 189


pure v’ho ragionato in tal cosa, lo credo io medesimo e lo tengo per verissimo.

Crivello. Ora desidererei intender da voi se, oltra il mandare i cervelli per le poste, la stampa avesse possanza di fare apparire il diavol nelle borse.

Coccio. In molti modi può la stampa far danno alle borse; i quali crederei che vi dovessero esser chiari, senza che io v’aggiungessi altre parole.

Lollio. Io ho piú volte udito dire, da chi ha usato seco, che questa arte ha parentado con l’archimia: voi che ne dite?

Coccio. Confermo il vostro dire e ridico che sí come l’alchimia promette ai leggieri di cervello, che gli prestan fede, di far diventare il piombo oro e alla fine riempie loro di fumo e di polvere il naso, cosí questo esercizio, a chi no ’l sa fare, dá a credere che i cenci e gli inchiostri gli abbino a ritornar fiorini e poi gli pianta lá con i fondachi pieni di carte impiastrate, le quali concorrono d’eternitá con la vana speranza dei giudei nel Messia e si stanno in arbitrio della muffa.

Lollio. Io aveva pure udito dire che Ruberto Stefani in Parigi, il Griffo in Lione, il Frobernio in Basilea e molti nostri italiani in Vinegia hanno guadagnato le migliaia de’ ducati nello esercizio delle stampe.

Coccio. Voi dovete anco avere inteso d’infiniti c’hanno smaltito, con poco utile e gran danno, di gran somma di danari in far questo mestiero.

Lollio. So poco di simil trame, ma ho bene udito dire che i devoratori e gli insaziabili della gola e della coda poche imprese riescon bene alle lor mani, per non dir giocatori e uomini di poco ingegno.

Coccio. Mettete da canto la canaglia e dall’altra parte ponete tutte le persone da bene e virtuose: riescono a onore in ciascun negozio. Ecco, quei che sono uomini industri e mercanti leali hanno accumulato di gran facultá. Vedete messer Aldo, non pur litterato, ma virtuoso ancóra, che fama egli s’ha procacciato col mezzo delle sue virtú.

Crivello. Sento contar miracoli della sua liberalitá verso