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140 i marmi - parte prima


Nanni. Credetti bene che voi avessi de’ grilli, ma non tanti.

Betto. Un di quei dí quel paese, che voi avessi nel capo la coda pure, che coda? una punta di zampa, basterebbe; ma il capo non sarebbe assai, bisognerebbe che fosse almeno almeno per centomila volte, ancor dugento mila, quanto la palla della cupola. Si che, fatemi questo modello; ché, a petto alle pazzie che io mi sono imaginato, egli fia minor che un vespaio, tutta la mia fabrica, a comparazione di tutto il mondo.

Nanni. Io posso farlo sicuramente; ché se cotesto libro si leggerá, fará la scusa lui per me.

Betto. Le son pur cose da ridersi del fatto vostro. Ditemi: non è egli una gran differenza fra gli animali senza ragione circa alla grandezza?

Nanni. Messer sí, perché il camello è grande e una pulce è piccola.

Betto. Un elefante è grande grande e un pidicello è piccolo piccolo.

Nanni. Che volete voi inferir per questo?

Betto. Non hanno detto i filosofi, che sono stati uomini che sapevano piú di noi, che son piú mondi?

Nanni. Dove volete voi riuscire?

Betto. Ecco dove io la tiro: potrebbe essere un altro mondo tanto grande che fra gli animali razionali la nostra grandezza fosse come è un moscione e gli altri uomini razionali fossero come giraffe; talmente che la mia imaginazione non è però cosí disorbitante come vi pare.

Nanni. S’io sapessi logica, vi risponderei; ma e’ mi pare che voi non l’abbiate presa per il verso a far sí gran giganti.

Betto. E coloro che hanno scritto de’ pigmei, che son uomini piccoli piccoli che trecento stanno in un guscio di noce? Eh, messer Nanni, l’uomo ha troppo pazzo cervello! Se voi sapeste le pazze cose che faceva Fallari, voi vi segnereste. Non fu egli una donna chiamata Lamia, ne’ tempi antichi, che guastava le donne pregne per mangiare il parto? E quegli uomini salvatichi presso al Mar Maggiore, che parte di loro mangiano le carne crude, parte si devorano l’un l’altro e parte si vendano