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128 | i marmi - parte prima |
5.
Ben ebbi al nascer mio per vita morte
e per piacer sí spaventevol ombra,
piú tenebrosa che caverna in valle:
spezzi la Parca il stame di mia vita,
dapoi ch’in questa rovinosa piaggia
non ci apparisce mai giorno né luce.
6.
Quando avren mai, o alma mia, la luce?
quando uscirem di questa lunga morte?
e quando passeren questa vil piaggia?
questa odiosa insopportabil ombra,
viluppo e laccio d’ogni bella vita,
e tenebre ed orror di questa valle?
Eterno Dio, ch’a ogni piaggia e valle
puoi dar la luce e discacciare ogni ombra,
deh, trai la vita mia di questa morte.
Niccolò. L’è sorella di quell’altra, e vi veggio dentro un buono spirito in tutte due: lascieretemele, perché l’andrò limando e assettando in molti luoghi, ché le n’hanno bisogno.
Stradino. Pur che, volendole acconciare, non bisogni farsi da capo e rifarle, ogni cosa va bene. Quando vogliamo noi, una sera, ridurci quattro di noi academici Umidi e dir qualche cosa di bello?
Niccolò. Quando volete; io sono al vostro servizio. Or andianci con Dio, ché l’ora è tarda.