Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. I, 1928 – BEIC 1814190.djvu/132

126 i marmi - parte prima


tra nuvoletti adorno
e pinge l’aria intorno
di fior vermigli e pallide viole;
     tal si mostrò nel viso
al mio primo aparir la donna mia,
ond’io da me diviso
pel tanto variar che in lei scopria,
in un punto, non so per qual mia sorte,
mille volte cangiai la vita in morte.

Varlungo. Aspettami, Nuto, non fuggir cosí in furia.

Nuto. Ho fretta; a Dio.

Stradino. Andatevene tutti, lasciatemi messer Niccolò, ché io voglio che mi censuri un’altra sestina.

Visino. Un altro madrigal vo’ dir io, che è mia farina, e vi lascio:

     Viva fiamma nel core
sento con gran dolore;
rivo d’un’acqua viva
da ciascuno occhio mio ogn’or deriva;
non può tal foco ardente
seccar la fredda vena,
che gli dá noia e pena,
né tal passion cocente
spegner la pioggia chiara.
Questo d’amor s’impara:
     unir due gran contrarii (o vita umana!)
ch’un uom sia fatto fornace e fontana.

Niccolò. Egli è súbito scappato; ché noi gli facevamo confessare chi l’aveva fatto.

Stradino. Come vi si farebbe sopra il bizzarro componimento di musica e far con le note combatter quell’acqua e quel fuoco, e poi unire quei due contrarii! Adriano, Cipriano, e il Ruffo1 vorrei che me la spolverizzassino. Oh che bella musica s’udirebbe egli!

  1. Nella prima Libraria, tra i musici, il Doni li registra tutt’e tre: Adriano, Cipriano Rore e Vincenzo Ruffo. [Ed.]