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capitolo lxxiv | 649 |
della Mancia, la cui patria non volle Cide Hamete rendere chiaramente nota per lasciare che tutti i paesi e i villaggi della Mancia contendessero tra loro per affigliarselo e tenerlo per suo, come contesero per Omero le sette città della Grecia.
Non si registrano in questo luogo le lamentazioni di Sancio, della nipote e della serva di don Chisciotte, nè i nuovi epitaffi della sua sepoltura. Sansone Carrasco però gli pose il seguente:
“Giace qui il forte idalgo salito a tal grado di valore, che morte non potè trionfare di lui nel suo morire.
“Affrontò tutto il mondo e vi recò lo spavento; e fu sua ventura viver pazzo e morir rinsavito.„
Qui poi il prudentissimo Cide Hamete rivoltosi alla sua penna, disse: — O pennuzza mia, tu rimarrai qua attaccata a questo uncino e a questo filo di rame, non so quanto ben temperata, e tu vivrai per lunghi secoli, se prosuntuosi e malevoli istorici non ti vengano a distaccare per profanarti: ma primachè ti tocchino, li puoi avvertire e dir loro nel miglior modo che sai:
“Via, gente perversa, che nessuno mi tocchi; perocchè questa impresa, o buon re, era serbata a me solo.1„
- ↑ Antica romanza.
vol. ii. | 82 |