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capitolo lxxiii | 641 |
resa Panza col nome di Teresaina.„ Rise don Chisciotte dell’applicazione del nome, ed il curato portò alle stelle l’onorata ed onesta sua risoluzione, e si offrì di nuovo a tenergli compagnia in tutto il tempo che potrebbe disporre dopo adempiti gli obblighi suoi. Dopo questi discorsi si licenziarono, e pregarono e consigliarono don Chisciotte che avesse cura della sua salute, e che badasse a governarsi il più che potesse.
La nipote e la serva avevano ascoltato tutto il dialogo seguito fra i tre, e subito che i due se ne furono andati, l’una e l’altra entrarono nella camera di don Chisciotte, e la nipote gli disse: — Che faccenda è questa, signor zio? Adesso che noi altre pensavamo che vossignoria tornasse a ridursi a casa sua ed a condurre con noi vita quieta e onorata, ella vuole entrare in nuovi labirinti facendosi pastorello! Oh il bel pastorello! Vien qua; passa di là; eh! sappia pure che coll’orzo verde non si fanno zampogne.„ Soggiunse la serva: — Come potrebbe vossignoria sopportare alla campagna i calori della state, i freddi dell’inverno, gli urli dei lupi? Questi sono esercizi da uomini forti e robusti, e allevati a quel mestiere sino dalle fasce, e sarebbe forse manco male l’essere cavaliere errante piuttosto che pastore: ci pensi vossignoria, pigli il mio consiglio, chè non glielo do mica dopo essere satolla di pane e di vino, ma a corpo digiuno e con i cinquant’anni che ho sulle spalle: stia a casa sua, tenga occhio attento alla sua roba, si confessi spesso, soccorra i poveretti, e se gliene riesce male dica che io sono cattiva femmina. — Tacete, figliuole, rispose don Chisciotte, chè io so benissimo quello che mi conviene, e intanto menatemi a letto, che mi pare di non istar troppo bene. Tenete per certa cosa che, divenga io cavaliere errante o pastorello, non mancherò mai di aiutarvi di quello che avrete bisogno, e di accudire ai miei affari, come lo sperimenterete in effetto.„ Le buone donne, chè tali erano senza dubbio serva e nipote, lo condussero a letto, e gli apprestarono il cibo ed ogni più affettuosa assistenza.
vol. ii. | 81 |