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620 | don chisciotte |
cupandosi in dimenare i piombini, la sua immaginazione non troverà pascolo negli oggetti ai quali ha donato il suo cuore: è questa verità, è questo il mio parere, è questo il mio consiglio. — Ed anche il mio, soggiunse Sancio, chè parlando per esperienza dico che non ho mai visto reticellaia che sia morta per innamoramento. Una donzella occupata nel lavoro pone più presto i suoi pensieri in finire il suo còmpito che in pensare agli amori; e in questo pigli esempio da me, chè quando sto zappando non mi ricordo punto del mio idolo, voglio dire se la mia Teresa Panza mi voglia bene più che alle pupille dei suoi occhi. — Voi parlate da grande uomo, disse la duchessa, ed io farò che la mia Altisidora s’impieghi da ora innanzi in cucire lenzuola e camice ed altra biancheria: lavori ch’ella conosce molto bene. — Non occorrerà, disse allora Altisidora, che la signoria vostra si serva di questo rimedio, mentre basterà a cancellare dalla mia memoria questo maledetto bestione con la considerazione della sua crudeltà; e con licenza di vostra grandezza voglio levarmi di qua per non vedermi più davanti agli occhi, non dirò la sua trista figura, ma il suo brutto e abbominevole mostaccio. — Mi pare, signorina mia, disse allora il duca, che siamo a quello che si suol dire: Chi ingiuria è prossimo a perdonare.„ Altisidora fece vista di rasciugarsi le lagrime col fazzoletto, e riveriti sommessamente i suoi padroni, se ne uscì della camera. — Io ti annunzio, o povera donzella, disse Sancio, io ti annunzio malaventura; poichè tu te la sei pur questa volta pigliata con animuccia di giunco marino e con cuore di quercia, ma affè che se fossi stato io il provocato da te, tu sentiresti adesso altro suono.„ Il discorso terminò; don Chisciotte si vestì, desinò coi duchi e partì quella stessa sera.