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capitolo v | 53 |
tore tiene per apocrifo questo capitolo, perchè eccede la capacità sua). Seguitò dunque dicendo: — Donde nasce egli che quando ci si presenta una persona bene composta e vestita con isfarzo e con un gran codazzo di servitori, sembra che ci troviamo obbligati quasi a forza di portarle rispetto? e tuttochè ci torni a memoria l’umile condizione in cui l’abbiamo veduta precedentemente, quella primitiva bassezza, sia ella proceduta da povertà o da oscura prosapia, non avendo esistenza, non è più, e resta unicamente quello che ci vediamo dinanzi. Se quel tale cui sollevò la fortuna dal fondo di sua abbiezione (son le parole proprie del predicatore) all’apice della prosperità, fosse ben creato, liberale e cortese, nè si mettesse a disputare sul conto di quelli che vantano antica nobiltà, non è egli vero, Teresa, che non si troverebbe chi si rammentasse del primiero suo essere? Sarebbe anzi riverito pel suo stato presente a meno che non incappasse in qualche invidioso contro il cui morso non vale fortuna per prospera che sia.
— Marito mio, io non t’intendo punto, disse Teresa: fa quello che ti pare e piace, nè mi rompere altro la testa colle tue rettoriche; e se sei risolto a fare quello che dici...
— Risoluto hai a dire, moglie mia, interruppe Sancio, e non risolto.
— Non ti mettere a disputare con me, marito mio, replicò Teresa, chè io parlo come Dio vuole, e non amo fantasticarmi, e soggiungo che se ti sta fitto in testa il governo, almeno conduci con te tuo figlio Sancetto per ammaestrarlo anche lui a governare, essendo ben fatto che i figliuoli sieno eredi, e s’istruiscano dell’officio del genitore.
— Subito che sarò nominato governatore, disse Sancio, manderò a prenderlo per le poste, e ti manderò dei danari, che certo non mi mancheranno, poichè sempre si trova chi ne dà a prestito ai governatori quando ne sono senza; e allora lo vestirai in modo che non gli resti ombra di quello che era, ed apparisca quello che dovrà essere.
— Manda pur tu il danaro ch’io lo vestirò, e sarà bello come una palma, disse la moglie.
— Restiamo intesi, rispose Sancio, che nostra figliuola ha da essere contessa.
— Il giorno in cui la vedrò contessa, replicò Teresa, fo conto di seppellirla; ma torno a dire che tu farai quello che più ti andrà a garbo, perchè si sa bene che noi altre donne nasciamo con l’obbligo connaturale di obbedire ai nostri mariti, fossero anche tanti stivali„.