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606 | don chisciotte |
d’argento; sulla sommità del catafalco scorgeasi estinto corpo di donzella adorna di sì esimia bellezza, da far parere bella la morte medesima. Teneva la testa posata sopra un guanciale di broccato, era coronata da ghirlanda di varii e odorosi fiori contesta, colle mani messe in croce sul petto, e tra esse un ramo di palma in segno di trionfo. Vi era un teatro ad un lato dell’andito, dove seduti si stavano due personaggi, i quali col portare corona in testa e scettro in mano, mostravano di essere re veri o finti. Accanto a questo apparente teatro, dove salivasi per alcuni gradini, si trovavano altre due sedie, sulle quali posero i due prigioni don Chisciotte e Sancio, facendoveli adagiare; e tutto ciò in grande silenzio e indicando loro con segni che dovessero sempre tacere: ma senza bisogno di questi segni sarebbero già rimasti taciturni, mentre l’alta maraviglia prodotta in loro dagli oggetti che avevano dinanzi agli occhi ne teneva legate le lingue. Salirono sul teatro con grande accompagnamento due personaggi d’importanza, che vennero da don Chisciotte riconosciuti sul fatto pel duca e la duchessa suoi ospiti, e si assisero su due sedie ricchissime, accanto a quelli che avevano figura di re.
Chi mai non doveva essere maravigliato, quando aggiungasi che si riconobbe da don Chisciotte che il corpo morto, il quale giaceva sul catafalco, era quello della vezzosa Altisidora? Al giungere del duca e della duchessa in teatro si alzarono don Chisciotte e Sancio, e fecero loro profonda riverenza, cui ricambiarono i duchi inchinando un poco la testa. In questo apparve uno staffiere, che appressatosi a Sancio, gli mise indosso una zimarra di tela bottana nera, a fiamme di fuoco, e levandogli il cappuccio, gli pose sulla testa una mitra simile a quelle che si danno agl’inquisiti del Santo Officio, e gli disse all’orecchio che non movesse labbra, altrimenti gli si applicherebbe un paio di morse o sarebbe spacciato sul fatto. Sancio si guardava da capo a piedi, vedevasi tutto in fiamme: ma poichè non si sentiva ardere, non ne faceva gran caso. Si levò la mitra, e vide che vi erano dipinti dei diavoli; se la rimise, e disse fra sè: — Fortuna mia che nè quelle mi abbruciano, nè questi mi portano via.„ Anche don Chisciotte lo stava squadrando minutamente, e tuttochè la paura tenesse sospesi i suoi sensi, non potè a meno di non sogghignare vedendo la figura di Sancio. Frattanto si cominciò a far sentire un suono patetico, ma soave di flauto, che pareva uscire dal di sotto del catafalco, e che non essendo sturbato da alcuna umana voce (perchè in quel sito il silenzio stesso era rigido custode di sè medesimo) spiegava carattere di dolcezza e di amore. D’improvviso comparve