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capitolo lxv 583

che dovrò maneggiare la rocca in luogo della spada? — Non si parli di queste cose, disse Sancio: viva la gallina per quanto abbia la pipita, chè oggi per te, dimani per me: e io queste materie d’incontri e di percosse non è alcuno che ne possa sapere il netto: perchè colui che oggi stramazza per terra, può rizzarsi domani, quando non preferisca di starsene a letto; e voglio dire, di lasciarsi sbigottire senza pigliare nuovo animo per nuovi contrasti. Si alzi adesso vossignoria per ricevere don Gregorio, poichè mi pare che tutta la gente stia sottosopra, e debba essere già venuto in questa casa.„ Diceva Sancio la verità, perchè avendo già don Gregorio ed il rinnegato data notizia al vicerè di sua andata e ritorno, desideroso il primo di vedere Anna Felice, erasi recato subito col rinnegato alla casa di don Antonio. Benchè don Gregorio quando fu liberato da Algeri portasse ancora gli abiti di donna, li aveva però cambiati in barca con un prigioniero fuggito insieme con lui: ma in qualsivoglia modo fosse venuto, avrebbe fatto conoscere di esser egli persona degna di considerazione e di riguardo non ordinario, essendo bello oltre quanto si potesse mai dire e dell’età tra i diciassette e i diciotto anni. Andarono ad incontrarlo Ricotte e sua figlia; il padre colle lagrime agli occhi e la figliuola col più onesto contegno. Non seguirono abbracciamenti, perchè dov’è grande amore non è ostentazione. Si facevano ammirare da tutti gli astanti le due bellezze di don Gregorio e di Anna Felice, l’una appresso all’altra; ed era eloquente il silenzio nei due amanti, e gli occhi erano le lingue che discoprivano i loro lieti e discreti pensieri. Il rinnegato narrò l’industria e i mezzi usati per far fuggire don Gregorio, e questi dipinse i pericoli e i cimenti nei quali trovossi colle donne fra cui era costretto di passare la vita: e tutto ciò senza lungo discorso, ma alle brevi, e mostrando un discernimento superiore all’età. Finalmente Ricotte pagò e diede larghi compensi tanto al rinnegato, come a quelli che avevano vogato al remo, ed il rinnegato con pienezza di cuore tornò in grembo alla Chiesa, e d’infetto membro si restituì sano colla penitenza e col pentimento. Passati due giorni, trattò il vicerè con don Antonio del modo come Anna Felice e suo padre potessero restarsene in Ispagna, sembrandogli non essere inconveniente che dimorata vi fosse una giovine tanto cristiana ed un padre (a quanto pareva) fornito di sì buone intenzioni; si offerse don Antonio di recarsi alla Corte per trattare di questo affare, dovendo già portarvisi a forza per altri suoi interessi, e fece credere che colà pel canale dei favori e dei donativi poteva condursi ogni difficile cosa a termine fortunato. — No, disse Ricotte, presente a questo di-