Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
582 | don chisciotte |
ritornò alla patria senzachè gl’intravvenisse cosa degna d’essere riportata in questa veritiera istoria.
Raccontò don Antonio al vicerè quello che Carrasco gli aveva detto, del che egli sentì gran piacere, non senza osservare che per la ritirata di don Chisciotte sarebbe mancato quel diletto che potevano avere tutti quelli ai quali eran note le sue pazzie. Sei giorni se ne stette don Chisciotte a letto, sbigottito, mesto, pensieroso e maltrattato, andando e tornando incessantemente col pensiero sul disgraziato successo della sua disfatta. Andavalo Sando racconsolando, e fra le altre cose gli diceva: — Signor mio, alzi la testa, e se può si consoli e ringrazii Iddio, che essendogli piaciuto di farla stramazzare, non ne sia escito con qualche costola rotta: e poi ella sa bene che chi la fa l’aspetta, e che non vi è sempre carne secca dove sono gli uncini ai quali appenderla; e facciasi beffe del medico, chè per questa sorte di malattie non ve n’è bisogno, e torniamo a casa nostra, cessando di andar cercando venture per paesi e per luoghi sconosciuti: chè se bene la si consideri, nessuno ha perduto più di me, quantunque vossignoria sia stato peggio trattato. Anch’io dopo avere abbandonato il governo non sono più governatore; e quantunque mi fosse venuta la voglia di diventar conte, neppure questa avrà mai più effetto se vossignoria non diventa più re e se lascia l’esercizio della sua cavalleria: ed ecco anche le mie speranze convertitesi in fumo. — Di grazia, Sancio, sta cheto, disse don Chisciotte: chè già la mia reclusione e ritiro non ha a durare più di un anno: e compito questo, tornerò ai miei onorati esercizi, nè potrà mancarmi il conquisto di un regno, e quindi di qualche contea da regalarti. — Voglialo il cielo, disse Sancio, ed il peccato sia sordo; chè sempre ho udito dire ch’è meglio buona speranza che cattivo possedimento.„
Si trattenevano in questi discorsi, quando entrò don Antonio, dicendo con apparenza di somma contentezza: — Buone nuove, signor don Chisciotte, mentre don Gregorio, col rinnegato che andò per lui, è giunto salvo alla spiaggia: ma che dico alla spiaggia? egli si trova in casa del vicerè, e lo vedremo qui a momenti.„ Si rallegrò don Chisciotte un cotal poco, e disse: — In verità, sto per dire che bramato avrei che avvenuto fosse il contrario, mentre ciò mi avrebbe obbligato a passare in Barberia, dove col valore del mio braccio avrei donata la libertà non pure a don Gregorio, ma ben anche a quanti schiavi ivi si trovano. Ma che dico io, miserabile di me! Non sono io il vinto? Il caduto non sono io? Non sono io quello che per un intero anno non potrò più toccare arme? Dunque, e che voglio io promettere? Di che mi vanto ora