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capitolo lxiv 577

vista vi trarrebbe d’inganno; poichè non vi è bellezza che possa paragonarsi a quella di Dulcinea. Non vi dirò che mentite, poichè non sapete quello che avete proposto; e dopo ciò alle condizioni da voi intimate accetto il combattimento, e subito, perchè non valichi il giorno che solo vi resta: escludo però dai vostri patti quello che passi in me la fama di vostre prodezze, non sapendo io nè quali, nè quante si sieno, e delle mie mi contento tal quali sono. Ora pigliate pure la parte del campo che meglio vi aggrada, ed io farò lo stesso, e a chi Dio la dà, san Pietro la benedica.„ Erasi già divulgata per la città la venuta del cavaliere dalla Bianca Luna, e il vicerè aveva già ricevuto l’avviso ch’egli stava a parlamento con don Chisciotte della Mancia. Giudicando il vicerè che fosse questa qualche nuova ventura ordita da don Antonio Moreno o da qualche altro gentiluomo, recossi tosto alla spiaggia unitamente a don Antonio ed a molti cavalieri, e vi giunse appunto all’istante in cui don Chisciotte, volte le redini a Ronzinante, stava per prendere quel campo che gli si rendeva necessario. Vedendoli allora il vicerè tutti e due in atto di volersi affrontare, si frappose e dimandò loro per qual causa si fossero mossi a sì improvvisa battaglia. Rispose il cavaliere dalla Bianca Luna che trattavasi di precedenza di bellezza, e brevemente disse le cose medesime esposte prima a don Chisciotte, con l’accettazione delle condizioni della disfida, fatta da ambe le parti. Accostossi il vicerè a don Antonio, e con voce sommessa gli chiese se sapesse egli chi fosse quel cavaliere dalla Bianca Luna o se si trattasse di qualche burla per togliersi spasso di don Chisciotte. Rispose don Antonio che nè sapeva chi colui fosse, nè se quella disfida si facesse davvero o da giuoco. Questa risposta tenne perplesso il vicerè se dovesse lasciar correre o impedire la zuffa; ma persuaso in cuor suo che fosse cosa da scherzo, si appartò, dicendo: — Signori cavalieri, se qua non vi è altro rimedio che confessare o morire, ed il signor don Chisciotte se ne sta nel suo tredici, e vossignoria dalla Bianca Luna, nel suo quattordici, alla buon’ora si battano e si rompano la testa.„ Il cavaliere dalla Bianca Luna con cortesi e sensate espressioni mostrossi grato alla licenza che dal vicerè gli veniva concessa, e don Chisciotte fece lo stesso. Raccomandatosi questi di tutto cuore al cielo ed alla sua Dulcinea, siccome usava sempre nel principio degli attacchi, tornò a pigliare un po’ più del campo, vedendo che altrettanto faceva il suo nemico, e senza suono di tromba o di altro istrumento guerresco, volsero ambedue a un punto stesso le briglie ai loro cavalli. Siccome il destriere del cavalier dalla Bianca Luna era assai leggero, così raggiunse don Chi-

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