Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/571


capitolo lxii 561

potesse discoprire l’inganno. Un nipote di don Antonio, studente acuto e discreto, era il rispondente; il quale, informato dal suo zio intorno a quelli ch’entrare dovevano con lui nella camera dalla testa, poteva senza difficoltà rispondere presto e bene alle prime dimande; alle successive poi replicava per conghietture e con avvedutezza da saggio. Dice di più Cide Hamete Ben-Engeli che durò intorno a dieci o dodici giorni questa macchina maravigliosa, ma divulgatosi per la città che don Antonio teneva in casa sua una testa incantata, la quale rispondeva alle dimande di ogni persona, temette che ciò non giungesse agli orecchi delle vigilanti sentinelle di nostra fede; però avendo dichiarato il caso ai signori dell’inquisizione, comandarono tosto che si disfacesse, nè passasse oltre la cosa, affinchè non s’ingenerasse scandalo nel volgo ignorante. Nella opinione però di don Chisciotte e di Sancio rimase la testa per incantata e per risponditrice, con soddisfazione di don Chisciotte più che di Sancio Panza.

I cavalieri della città, per compiacere don Antonio, per fare cosa gradita a don Chisciotte e per dargli largo campo di vendere solenni le sue pazzie, disposero la corsa dell’anello di là a sei giorni, ma non ebbe effetto per la ragione seguente dallo storico dichiarata. Venne voglia a don Chisciotte di andare a spasso per la città a piedi, temendo la persecuzione dei ragazzi se fosse uscito ancora a cavallo: ond’è ch’egli e Sancio con due servidori, che don Antonio diede loro per compagnia, uscirono al passeggio. Ora accadde che camminando don Chisciotte per una strada, alzò gli occhi, e vide scritto sopra una porta a lettere cubitali: QUI SI STAMPANO LIBRI. Ciò gli piacque fuor di modo, perchè sino allora non aveva veduto mai stamperie, e desiderava sapere come fossero costrutte. Entrò dentro coi compagni, e vide tirare da una parte, correggere dall’altra, quivi comporre, emendare di là, e in fine tutte quelle macchine che nelle grandi stamperie si ritrovano. Accostassi don Chisciotte ad una cassetta, e domandò che cosa si facesse ivi. I lavoranti rispondevano, egli ascoltava con maravigliosa attenzione, e passava avanti. Avvicinatosi ad altra cassetta, dimandò ad uno in che lavorasse; e quegli rispose: — Signore, il cavaliere che qua vedete (indicandogli un usare di bello e grave aspetto) ha tradotto un libro italiano nella nostra lingua castigliana, ed io lo sto componendo perchè sia stampato. — Che titolo ha?„ dimandò don Chisciotte. L’autore allora soggiunse: — Signore, il libro in italiano si chiama Le Bagattelle, ch’è come se in castigliano dicessimo Los Juguetes: e quantunque sia libro umile nel suo titolo, rinserra in sè molte cose ottime ed impor-

vol. ii. 71