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548 | don chisciotte |
Chisciotte e Sancio, a cui consegnò i dieci scudi, prima promessi, ma sino allora non isborsati, li lasciò con mille offerte che gli vennero dagli altri due ricambiate, poi tornò addietro, e don Chisciotte, a cavallo come stava, si fece ad attendere il giorno. Non tardò molto a scoprire la faccia dai balconi dell’Oriente la bianca Aurora, l’erbe rallegrando ed i fiori, in vece di rallegrare gli orecchi; ma gioirono ben presto anche questi del suono dei molti pifferi, dello strepito dei tamburi, del rumore dei sonagli e d’un frastuono di voci che gridavano: — Fuora, fuora; scappa, scappa:„ ed erano voci di corrieri provenienti dalla città. L’aurora diede tempo al sole che con la faccia poco più grande di una rotella andasse a poco a poco sorgendo dal più basso orizzonte, e don Chisciotte e Sancio volsero lo sguardo per ogni dove, e videro il mare fino a quel punto da essi non mai veduto, e sembrò loro spaziosissimo e lungo assai più delle lagune di Ruidera che conoscevano nella Mancia. Si presentarono ai loro sguardi le galere che trovavansi sulla rada, le quali abbassando le tende lasciavano apparire e banderuole e stendardi che tremolavano all’aria e baciavano e rompevano l’acqua; e dal di dentro di esse usciva il suono dei clarinetti, dei pifferi e delle trombe, che da vicino e da lungi risuonavano di accenti soavi e bellicosi. Cominciavano le galere a muoversi ed a fare una spede di scaramuccia per le placide acque, godendo al punto medesimo di una tal quale corrispondenza per mezzo degl’infiniti cavalieri che sopra pomposi cavalli e con isfarzo grande di livree uscivano dalla città. I soldati delle galere sparavano infiniti pezzi di artiglieria, e vi rispondevano quelli che stavan sulle muraglie e sui forti; e l’artiglieria grossa rompeva l’aere con ispaventevole fracasso, facendo tuonare nelle galere i cannoni di corsia. Il mare allegro, gioconda la terra, sereno il cielo o reso torbido unicamente dal fumo delle artiglierie, sembrava che tutto ciò infondesse un subito indicibile piacere in ogni ordine di persone. Sancio, sbalordito di tutto, non sapeva spezialmente immaginare come mai potessero avere tanti piedi quei massi che pel mare si movevano.
In tanto quelli dalle livree correndo con grida moresche e barbariche, giunsero là dove trovavasi don Chisciotte tutto attonito: ed uno, ch’era stato prevenuto da Rocco Ghinart, disse a don Chisciotte con alta voce: — Sia il ben venuto alla città nostra lo specchio, il fanale, la stella, la tramontana e la guida di tutta l’errante cavalleria che si trova al mondo: ben venuto sia, lo ripeto, il valoroso don Chisciotte della Mancia; non già il falso, il fittizio, l’apocrifo che in questi giorni da adulterate istorie ci venne mo-