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546 | don chisciotte |
i piedi al gran Rocco: ma non vi acconsentì egli a verun patto, ed anzi le chiese perdono del dispiacere che le aveva fatto, scusandosi con dire che a ciò lo sforzava il suo sciagurato mestiere. Ordinò la signora reggente ad un suo servidore che gli desse incontanente gli ottanta scudi di sua parte; e già avevano i capitani sborsati i sessanta. Andavano i pellegrini a rassegnare tutto il loro miserabile avere, ma Rocco disse loro che se ne stessero fermi, e voltosi ad un compagno, soggiunse: — Di questi scudi ne toccano due a ciascuno, e ne avanzano venti: dieci si dieno a questi pellegrini, e dieci a questo buon scudiere, affinchè possa dir bene di quest’avventura.„ Cavato poi di saccoccia quanto occorreva per iscrivere, Rocco diede loro in pergamena un salvocondotto per capi delle sue squadre. Licenziatosi da tutta questa gente, la lasciò andare libera e attonita della nobiltà del suo operare, della sua bella disposizione e della sua strana liberalità, riputandolo più un Alessandro Magno che un ladrone. Disse uno degli scudieri in sua lingua guascona o catalana: — Questo nostro capitano starebbe meglio frate che bandito: ma se da ora in avanti vuol fare l’uomo liberale, lo faccia col suo, e non già col nostro.„ Non parlò quello sventurato sì piano che Rocco non lo avesse inteso, e cacciata fuori la spada, gli spaccò la testa quasi in due parti, dicendo: — Punisco in tal modo i linguacciuti ed i temerarii.„ N’ebbero gli altri spavento, e nessuno osò aggiugnere parola: sì grande era l’ubbidienza che gli portavano.
Si appartò Rocco, e scrisse una lettera ad un suo amico di Barcellona, partecipandogli che aveva seco il famoso don Chisciotte della Mancia, quel cavaliere errante di cui tante cose erano sparse, e facendogli sapere ch’era il più grazioso ed assennato uomo del mondo, e che dopo quattro giorni, ricorrendo la solennità di san Giovanni Battista, glielo condurrebbe in mezzo alla piazza della città, armato di tutto punto, sopra il cavallo detto Ronzinante, con Sancio scudiere montato sopra il suo asino: che di ciò desse contezza ai Niarri suoi amici, affinchè ne pigliassero diletto, non volendo che ne godessero punto i Cadegli suoi avversarii, quantunque conoscesse essere impossibile quasi l’ottenere questo, perchè le pazzie e discrezioni di don Chisciotte e le graziosità del suo scudiere Sancio Panza non avrebbero potuto fare a meno di non divertire il mondo intero. Mandò queste lettere per uno de’ suoi scudieri, il quale cambiando l’abito di bandito in quello di contadino, entrò in Barcellona, e le ricapitò a chi erano dirette.