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capitolo lx 545

gran silenzio, e in attenzione di ciò che il gran Rocco Ghinart fosse per dire. Dimandò egli ai cavalieri chi fossero, ov’erano diretti, e che danari seco recassero. Rispose uno di loro: — Signore, noi siamo due capitani d’infanteria spagnuola, abbiamo in Napoli le nostre compagnie, e ci rechiamo ad imbarcarci su quattro galee, che dicono starsene in Barcellona pronte alla vela con ordine di passare in Sicilia: siamo possessori di dugento o trecento scudi, coi quali andiamo, secondochè ci pare, ricchi e contenti, perchè le ristrettezze inseparabili d’ordinario dai soldati non permettono loro di possedere tesori.„ Fece Rocco ai pellegrini la dimanda medesima, ed essi risposero che andavano ad imbarcarsi per passare a Roma, e fra tutti e due contar potevano fino a sessanta reali. Volle anche sapere chi fosse nel cocchio e di dove venisse e del danaro che si recava; ed uno tra quelli ch’erano a cavallo, disse: — La mia signora donna Ghioncar di Chignones, consorte del reggente della vicaria di Napoli, con una figliuoletta, una donzella e una matrona sono quelle che trovansi nel cocchio: e noi siamo sei servitori che le accompagniamo, e seicento scudi sono il totale dei nostri danari. — Dimodochè, soggiunse Rocco, noi abbiamo qui a nostra disposizione novecento scudi e sessanta reali: sessanta sono i soldati miei, facciasi il conto di ciò che ne tocca per testa, giacchè io per me sono cattivo aritmetico.„ Ciò udendosi dagli assassini, alzarono la voce, dicendo: — Viva mille anni Rocco Ghinart a dispetto dei malvagi che tentano la sua perdizione.„ Se ne mostrarono in vece afflitti i capitani, si rattristò la signora reggente, e non meno rimasero mortificati i pellegrini, vedendosi confiscato ogni loro piccolo avere. Li tenne Rocco per buona pezza a tal modo sospesi; ma non gli piacque che passasse innanzi tanta tristezza dipinta su tutti quei visi, e voltosi ai capitani, disse: — Le signorie vostre, signori capitani, si compiacciano di prestarmi sessanta scudi per atto di cortesia, ed ottanta la signora reggente, ad oggetto di rendere soddisfatta questa squadra che mi accompagna: perchè l’abate mangia di quello che canta; e poi potranno proseguire liberamente il loro viaggio senza imbarazzo di sorta, mercè il salvocondotto che io loro darò, per cui incontrando taluna delle squadre che io tengo sparse per questi contorni, non ne abbiano danno; chè non è mia intenzione di far torto ai soldati, nè a donna alcuna, soprattutto a quelle di condizione distinta.„ Infiniti e vivamente espressi furono i concetti dai capitani impiegati a fine di render grazie a Rocco per la sua cortesia e liberalità: chè tale chiamarono l’aver loro lasciati i danari. La signora donna Ghioncar di Chignones voleva gittarsi dal cocchio per baciare le mani e

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