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in tutto il rimanente„. E Sancio soggiunse: — Oh è ben bello questo signor istoriatore! oh veramente sa per minuto le cose nostre! egli chiama Maria Guttierez mia moglie Teresa Panza? Caro signore, riprenda il suo libro e guardi un poco se vi sono nominato anch’io, e come mi hanno cambiato il nome. — Per quello che ho inteso a dire, amico mio, disse don Geronimo, voi dovete essere infallantemente Sancio Panza, lo scudiere del signor don Chisciotte. — Io son quello, rispose Sancio, ed anche me ne tengo. — In fede mia, disse il gentiluomo, che questo moderno autore non parla di voi con quella nettezza che si scorge essere nella vostra persona: vi siete dipinto mangiatore, balordo, niente grazioso, affatto diverso dall’altro Sancio descritto nella Parte prima della storia del vostro padrone. — Dio gli perdoni, disse Sancio; doveva lasciarmi nelle mie brache e non far parola della mia persona; che per guidare la danza bisogna saper suonare, e San Pietro sta bene soltanto a Roma„. I due gentiluomini pregarono don Chisciotte che si compiacesse di passare a cena nella loro stanza e in loro compagnia; poichè bene sapevano che quell’osteria non avrebbe potuto apprestargli cibi da suo pari. Don Chisciotte, che fu sempre cortese e ben creato, condiscese alla dimanda e passò a cenare con loro. Sancio se ne restò con la pignatta di suo mero e misto impero, si pose a sedere in capo di tavola, e tenne l’oste in sua com-