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del mondo. Aggiunse che sarebbe stata onoratissima e valorosissima la sua risoluzione, e lo avvertì a tenersi più riserbato nell’avventurarsi ai pericoli, perchè la sua vita non era sua, ma di tutti quelli che ne aveano d’uopo per essere soccorsi e difesi nelle loro sventure. — Questo è quello che qualche volta mi fa uscire dei gangheri, disse Sancio a tal punto; perchè il mio padrone assale cento uomini armati con quella facilità con cui un ragazzo goloso si getta addosso ad una mezza dozzina di fritelle. Corpo del mondo! signor baccelliere, ha da esservi il suo tempo di combatter e quello di ritirarsi, e non sempre si ha da gridare San Jacopo e avanti Spagna1; e ciò tanto più quantochè io intesi dire, e dal mio padrone medesimo se ben mi ricordo, che il valore sta in mezzo agli estremi che sono la codardia e la temerità: ora se così è, mi pare che l’uomo non debba nè mettersi a fuggire senza ragione, nè cimentarsi quando n’abbia il capriccio. In fine faccio avvertito il mio padrone che se vuole che io lo segua, ciò debb’essere a patto che nelle zuffe ha ad entrare egli solo, e che io non debbo aver altro obbligo fuori quello di tener conto della sua persona in ciò che si appartiene alla pulitezza e al buon servigio; chè in questo gli porterò l’acqua cogli orecchi: ma s’inganna poi a partito se crede ch’io debba cacciar mano alla spada, se pur fosse contro villani malandrini e contro la vile ciurmaglia. A me, signor Sansone mio, non passa neppur in pensiero di acquistare fama di valoroso, ma bastami il nome del migliore e del più leale scudiere che abbia servito mai cavaliere errante; e se il mio signor don

  1. Antico grido di guerra contro i Mori