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CAPITOLO LVII.
Del congedo che prese don Chisciotte dal duca, e di ciò che gli avvenne con l’accorta Altisidora, donzella della duchessa
oramai parve a don Chisciotte che gli convenisse di uscire dall’ozio in cui vissuto era in quel castello, e pensava che gran mancamento fosse lo starsene più a lungo neghittoso e perduto tra le carezze e tra i doni che gli erano per le sue qualità di cavaliere errante profusi dagli ospiti: parendogli che avrebbe dovuto rendere stretto conto a Dio se fosse stato in ozio più a lungo. Dimandò un giorno la sua licenza ai duchi, che gliela concedettero con dimostrazioni di dispiacenza, e allora la duchessa consegnò a Sancio le lettere di sua moglie Teresa. Egli le ricevette, e piangendovi sopra, disse: — Chi avrebbe detto mai che tante speranze di Teresa Panza mia moglie avessero avute a svanire col farmi adesso tornare alle strascinate venture del mio padrone signor don Chisciotte? Ma se non altro, sono contento di vedere che la buona Teresa ha corrisposto come conveniva ad una sua pari, mandando le ghiande alla duchessa; che se non gliele avesse mandate, procurando a me un dispiacere, si sarebbe mo-