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capitolo lvi | 507 |
tosto dichiaro che mi do per vinto, e che voglio sposarmi subito con quella signora.„ Restò maravigliato il maestro a queste innaspettate parole di Tosilo, e come colui che conosceva la macchina di questo fatto, non seppe che cosa rispondere. Si fermò don Chisciotte alla metà della sua carriera, vedendo che il suo nemico non lo assaliva; e il duca non sapeva intendere come non proseguisse la zuffa; ma il maestro del campo andò a dichiarargli quello che Tosilo aveva detto, del che restò molto turbato e incollerito. Tosilo intanto andò a presentarsi davanti a donna Rodrighez, e con alta e sonora voce le disse: — Signora, voglio maritarmi colla vostra figliuola, e non voglio per via di liti e di zuffe aver quello che posso ottenere in pace e senza pericolo della vita.„ Il valoroso don Chisciotte, udite queste parole, disse: — Poichè così è, io mi dichiaro libero e sciolto dalla mia promessa; si sposino alla buon’ora, e se nostro Signore Iddio gliela dà, san Pietro gliela benedica.„
Era già calato il duca nella piazza del castello, ed appressatosi a Tosilo, gli disse: — È vero, cavaliere, che voi vi date per vinto, e che mosso dai rimorsi della vostra coscienza volete farvi sposo a questa donzella? — Signor sì, rispose Tosilo. — Fai molto bene, soggiunse Sancio, perchè quello che tu hai a dare al topo, dallo al gatto, ed uscirai da ogni briga.„ Andava Tosilo slacciandosi la celata e pregava che ne lo liberassero presto, mentre si sentiva mancare il fiato, nè poteva starsene più a lungo nella strettezza di quell’arnese. Gliela sciolsero prestamente, e restò chiaro e patente il suo mostaccio da staffiere. Vedendo questo, donna Rodrighez e sua figliuola gridarono: — Questo è inganno, questo è inganno! hanno messo Tosilo staffiere in luogo del vero sposo; giustizia di Dio e del re per tanta malizia e vigliaccheria. — Non crediate, no, signore mie, disse don Chisciotte, che questa sia malizia o vigliaccheria, nè vogliate attribuirne al signor duca la colpa: ma questa è opera dei tristi incantatori che mi perseguitano, e che invidiosi della fama ch’io potevo acquistarmi colla vittoria, hanno trasformata la faccia del vostro sposo in quella di cotestui che dite essere staffiere del duca. Pigliatevi il mio consiglio, e a dispetto della malizia de’ miei nemici maritatevi con esso lui, ch’è fuori di dubbio quegli appunto che voi bramate conseguir per marito.„ Il duca, udito questo, fu per voltare in uno scoppio di risa il suo sdegno, e disse: — Sono sì fuori del comune le cose che intravengono al signor don Chisciotte, che io sto per credere che sia costui il mio staffiere: ma si metta a campo lo spediente che adesso io proporrò. Differiamo le nozze per quindici interi giorni, se così