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500 | don chisciotte |
guitato, i nemici mi pestarono le ossa, mi è mancato il tempo di prendere nemmeno i danari che di ragione mi erano dovuti: se questo è vero, com’è verissimo, io non meritavo, mi pare, di uscirne a questa maniera: ma l’uomo pone e Dio dispone, ed egli sa meglio; e secondo i tempi conviene governarsi; e non vi sia chi dica: Non berrò di quest’acqua; chè dove si pensa che stia carne secca, non sono nemmeno le stanghe per attaccarla; e Dio m’intende, e basta, nè vado innanzi, tuttochè lo potrei. — Non adirarti, disse don Chisciotte, o Sancio, nè t’infastidiscano le altrui ciarle, chè non si finirebbe mai; tieni la coscienza netta, e lascia gracchiare, mentre il voler legare la lingua ai maldicenti egli è come voler chiudere con porte una campagna. Se un governatore esce ricco dal suo governo, dicono subito ch’è stato ladro; se n’esce povero, che fu scimunito. — Sono d’opinione, rispose Sancio, che mi abbiano da giudicare piuttosto balordo che ladro.„
Con questi discorsi e seguiti da una folla di ragazzi e di altra gente accorsa, giunsero al castello, dove il duca e la duchessa stavano aspettando don Chisciotte e Sancio. Non volle questi vedere il duca senz’avere prima governato bene nella stalla il leardo, sapendo che mala notte aveva passata nell’antro. Andò poi a vedere i suoi padroni, innanzi ai quali postosi ginocchione, disse: — Io, o signori, poichè così piacque alla vostra grandezza, senza verun mio merito sono stato a governare la vostra isola Barattaria, dove ignudo entrai e di dove ignudo esco, sicchè nessuna perdita ho fatto e nessun guadagno: se io abbia governato bene o male, vi furono dei testimoni che ne parleranno a loro talento. Io ho sciolto dubbi, ho giudicato liti e sono quasi morto dalla fame, perchè così piacque al dottore Pietro Rezio, naturale di Tiratinfuora, medico isolano e governatoresco. Fui nottetempo assalito dai nemici; e quantunque noi fossimo ridotti tutti a mal termine, quelli dell’isola dicono che ne uscirono liberi e con vittoria mediante il valore del mio braccio: che tanto abbiano sanità quanto dicono il vero. Fatto sta che in questo tempo trascorso io ho bilanciato e scandagliato i carichi e gli obblighi che porta seco il governo, ed al conto che ho fatto, ho veduto che non si potranno adattare mai alle mie spalle, nè sono pesi per le mie costole, nè frecce per la mia faretra; laonde, primachè il governo mandasse me a traverso, ho voluto mandar io a traverso il governo; e ieri mattina lasciai l’isola tale quale la ho ritrovata, con le strade medesime e case e tetti che aveva quando vi sono entrato io. Non ho dimandato cosa alcuna in prestito a nessuno, non ho voluto punto mercanteggiare; e sebbene avessi pensiere di dare ordini utili, non ne diedi