trovò tutte rase e senza un sasso dove potersi arrampicare; del che si afflisse assai: e il dolore gli si accrebbe di più quando udì che l’asino metteva lamenti lunghi e compassionevoli, nè senza ragione, perchè è duopo dire che si trovasse a ben tristo partito. — Ahi, disse allora Sancio, quante impensate venture accadono ad ogni tratto a chi vive in questa valle di pianto! Chi mai detto avrebbe che colui ch’era ieri intronizzato come governatore d’una isola, comandando a servi ed a sudditi, dovesse oggi trovarsi sepolto nelle viscere di una caverna senza che uomo o servo o suddito si presti al suo soccorso? Qua non potrà essere di manco che ed io ed il mio asino non periamo ambidue di fame o di altro; e questo povero leardo morrà forse prima di me, per essere tutto pesto e macinato, ed io morrò dopo di lui per l’afflizione e la disperazione! Ahi fossi almeno fortunato come don Chisciotte quando calò giù nella grotta di quell’incantato Montèsino dove trovò migliore accoglienza che in casa sua, sicchè gli pareva di andare a tavola apparecchiata e a letto bene guarnito! A lui toccò vedere là dentro visioni belle e graziose, ed io, se non fallo, altro non vedrò qui fuorchè rospi e serpenti. Meschino di me! e che fine avranno poi avuto i miei sogni e le mie fortune? Caveranno di qua le mie ossa, se pure saranno un giorno scoperte, ridotte monde, bianche e rase, e saranno con queste ossa confuse quelle del mio asino, e