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in qualche porto di Francia, dal quale passeremo in Alemagna, ed ivi staremo aspettando quello che a Dio piacerà di fare di noi tutti. Tu sai bene, Sancio mio, che tanto Ricottina, mia figlia, quanto Francesca, mia moglie, sono cattoliche cristiane; e sebbene io non lo sia quanto esse, tengo tuttavia più del cristiano che del moro, e prego sempre il Signore che illumini il mio intelletto, e che mi faccia conoscere il modo come io l’ho da servire. Ti dirò per altro che non posso arrivar a capire come mai, tanto mia moglie, quanto mia figlia abbiano prescelto di andarsene in Barberia piuttosto che in Francia, dove potevano vivere come cristiane. — La ragione è chiara, rispose Sancio, perchè non poterono far di manco, e perchè le ha condotte via Giovanni Tiopeyo, il fratello di tua moglie; il quale essendo moro fino, andò dove pensava di stare meglio e più al sicuro: voglio anche che tu sappia un’altra cosa, ed è che penso che tu vada inutilmente a cercare quello che hai lasciato sotterra; perchè noi avemmo notizia che fu tolta ogni cosa a tuo cognato e a tua moglie delle molte perle e del molto contante che portavano a registrare. — Questo potrà essere, disse Ricotte, ma ti so dire, o Sancio, che non possono aver toccato l’oro che io sotterrai, perchè non dissi ad alcuno dove fosse, per timore che non mi succedesse qualche disgrazia; e così, se tu vuoi venir meco e aiutarmi a cavarlo e promettermi di mantenere il segreto, io ti farò il regalo di dugento scudi, molto opportuni a’ tuoi bisogni, i quali sai bene ch’io li conosco. — Ti compiacerei, disse Sancio, se fossi ingordo del danaro, ma non me ne curo; e devi sapere che appunto questa mattina mi sono lasciato scappare di mano un posto col quale avrei potuto intonacare d’oro le mura della mia casa, e in manco di sei mesi mangiare in piatti d’argento: ma tanto per quello che ti ho detto, come per parermi che farei tradimento al mio re prestando aiuto ai suoi nemici, non diventerei tuo compagno nè per dugento, nè per quattrocento scudi di anticipazione. — Che posto è egli questo che tu hai lasciato? disse Ricotte. — Ho lasciato, rispose Sancio, di essere governatore di un’isola, e tale che in fede mia la eguale non si ritrova a tre tirate. — E dove giace quest’isola? chiese Ricotte. — Dove? soggiunse Sancio; due leghe di qua lontano, e chiamasi l’isola Barattaria. — Sta cheto, Sancio, replicò Ricotte, che isole non si trovano se non in mare; perchè non vi sono isole sul continente. — Come no? replicò Sancio: torno a dirti, Ricotte, che stamattina sono partito di là, e che ieri io stava governandola a mio piacere come un sagittario; ma con tutto questo ho voluto abbandonarla, sembrandomi uffizio pericoloso quello dei governatori.