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capitolo liv 487

dalla sua bisaccia; e quella del buon Ricotte, ch’erasi trasformato di moresco in alemanno, poteva con tutte le altre cinque gareggiare e competere. Cominciarono a mangiare con grandissimo gusto, e con pausa, e ad ogni boccone, pigliato colla punta del coltello, aggiungevano picciola porzione di companatico. Tutt’ad un tratto alzarono d’accordo le braccia e le boracce all’aria, le posero alla bocca e fissarono gli occhi al cielo, chè propriamente sembrava che vi pigliassero la mira; e così dimenando la testa da una banda e dall’altra, indizio del gusto che provavano, impiegarono buono spazio di tempo votando nei loro stomachi le viscere di quei vasi. Sando osservava e rifletteva sopra questa sua ventura, nè gli spiaceva per nulla; ed anche per adattarsi al proverbio: Se vai a Roma dèi vivere alla romana; dimandò a Ricotte la boraccia, pigliò la mira come gli altri, e tracannò con non minor gusto di loro. Per quattro volte permisero le boracce di essere sollevate all’aria, ma non già per la quinta, trovandosi asciutte e secche più di un giunco marino: cosa che avvelenò l’allegria che si era diffusa in quella brigata. Taluno di tanto in tanto congiungeva la destra mano con la sinistra di Sancio, e diceva: — Spagnuolo e Tedesco un compagno solo.„ Sancio rispondeva: — Buon compagno giura a Dio;„ e mandavano fuori tali risate che duravano un’ora: nè Sancio si ricordava più punto nè poco di quanto nel governo gli era accaduto; chè mentre si mangia e si beve hanno poca giurisdizione sopra di noi i pensieri ed i fastidii. Finalmente la mancanza del vino fu principio di profondo sonno da cui tutti furono colti, e per cui rimasero addormentati sulla tovaglia e sul mantile. Soli Ricotte e Sancio si tennero all’erta, avendo bensì mangiato di più, ma bevuto di meno degli altri: e Ricotte conducendo Sancio da parte, si mise con lui a sedere a piè di una quercia, lasciando gli altri pellegrini sepolti in dolcissimo sonno. Ricotte, senza inciampar mai nel suo dialetto moresco, ma usando della pura lingua casligliana, così si fece a parlare: — Tu sai bene, Sancio, vicino ed amico mio, come il bando fatto pubblicare da sua Maestà contro quelli della mia nazione mise in noi tutti il più grande terrore e raccapriccio.1 Io per lo manco ne fui colto a modo, che prima ancora del termine accordatoci per uscire di Spagna, sembravami già eseguito il rigore della pena sopra di me e

  1. Quando Granata si arrese nel 1492, un gran numero di Mori restarono nella Spagna, continuando ad essere Musulmani. Ma nell’aprile del 1525 Carlo V ordinò che, sotto pena del bando, tutti i Mori dovessero ricevere il battesimo. Quei convertiti per forza furono denominati Morischi, per distinguerli dal vecchi cristiani. Sotto Filippo II poi, nel 1566, fu loro ingiunto di mutare o smettere