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478 | don chisciotte. |
Incontanente gli recarono due pavesi, dei quali erano forniti a dovizia, e glieli misero alla camicia (senza lasciargli prendere altro vestito) uno dinanzi e l’altro di dietro: per certe concavità fatte ad arte gli trassero fuori le braccia; e quindi legaronli ben forte con cordicelle, di modo che rimase come murato e intavolato, diritto come un fuso, senza poter piegare le ginocchia, nè muovere nè anco un passo. Gli posero in mano una lancia sulla quale si appoggiò per reggersi in piedi, e quando l’ebbero così avviluppato, gl’intimarono che camminasse e che a modo di buon condottiere animasse tutti all’impresa; mentre speravano che avendo lui per tramontana, per lanterna e per Diana ogni cosa finirebbe con prospero evento. — Come diavolo volete che io cammini? disgraziato di me, rispose Sancio, se non posso piegar le ginocchia coll’imbarazzo di queste tavole che stanno cucite colle mie carni! Portatemi a braccio, che questo è il meglio che io possa fare; mettetemi o ritto o a traverso in qualche sportello che lo difenderò con questo lancione e con questo mio corpo. — Eh signor governatore! disse un altro, la paura è quella che le dà fastidio e non mica le tavole: movasi e la finisca ch’è tardi, e i nemici crescono, e le grida incalzano, e il pericolo diventa sempre più terribile.„ Il povero governatore, irritato da questi rimproveri provò a muovere un passo,