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474 | don chisciotte |
narono via tre ragazze del paese. Non voglio dirti chi sono perchè forse torneranno, e non mancherà chi le pigli per moglie come saranno. Sancetta fa merletti da reticelle; guadagna ogni dì otto maravedis, e li va mettendo in un ghiandaruolo pel suo corredo: ma adesso ch’è figliuola di un governatore, avrà da te la dote senza tanti stenti. La fontana della piazza si è seccata. Una saetta è caduta sopra la berlina, che così s’inceneriscano tutte. Attendo risposta alla presente, e la tua risoluzione sul mio venire alla corte. Dio con questo ti guardi più anni di me, o quanti sarò io per vivere, perchè non vorrei lasciarti senza la mia compagnia in questo mondo.
“Tua moglie |
Queste lettere furono festeggiate, derise, stimate, e soggetto di di generale stupore; e per dare compimento all’opera giunse anche il corriere che recava la lettera di Sancio a don Chisciotte che pure fu letta pubblicamente, e fu cagione che dovessero tutti dubitare se veramente fosse così semplice come pareva. Si appartò la duchessa per essere informata dal paggio dell’avvenutogli nel paese di Sancio; ed egli fece il più minuto racconto senza ommettere niuna circostanza. Consegnò le ghiande e di più una forma di cacio che Teresa gli aveva dato buono assai, e da giudicarsi migliore del marzolino e del parmigiano. La duchessa lo ricevette con grandissimo contento, in cui la lasceremo per raccontare il fine ch’ebbe il governo del gran Sancio Panza, fiore e specchio di tutti gl’isolani governatori.