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capitolo lii | 469 |
quello che non sarebbesi immaginato da chicchessia, mentre scoprissi la faccia di donna Rodrighez, la matrona di casa; e l’altra coperta a bruno era la sua figliuola, la ingannata dal figliuolo del dovizioso contadino. Restarono maravigliati tutti coloro che la conoscevano, e più di tutti i duchi, che la tenevano bensì in conto di sciocca e zotica, ma non mai tale da discendere a siffatte pazzie. Finalmente voltasi donna Rodrighez verso i padroni, disse: — Vogliano l’eccellenze vostre concedermi che io un cotal poco mi apparti con questo cavaliere; chè ciò mi è assolutamente indispensabile per uscire con onore dall’impegno in cui mi ha posta la temerità di un indegno villano„. Rispose il duca che aderiva alla sua inchiesta, e che si mettesse pure a suo talento in disparte, e conferisse col signor don Chisciotte. Volgendo ella allora e la faccia e il discorso a don Chisciotte, così disse: — È qualche giorno, o valoroso cavaliere, che vi ho reso informato del torto e del tradimento usato da malvagio contadino alla mia dolce ed amatissima figliuola ch’è la disgraziata che vi vedete dinanzi, e voi promosso mi avete di accingervi a difesa sua, dirizzando il torto che le venne fatto. Ora è giunto a mia notizia che avete divisato di partire da questo castello per andarvene a cercar buone ventare (così Dio ve le presenti), ma io vorrei che prima di cimentarvi ad altra impresa sfidaste questo villano indomito per obbligarlo a prendere la mia figliuola in moglie, adempiendo la parola che le ha data di essere suo sposo e prima e dopo quello ch’è accaduto fra loro. Lo sperare che mi renda giustizia il mio signor duca è un pretender pere dall’olmo per le ragioni che nettamente ho già fatte conoscere a vossignoria: non dico altro, o signor cavaliere, e Dio conceda alla signoria vostra ogni bene, e non vi lasci mai senza il suo aiuto„.
A queste parole don Chisciotte rispose con molta gravità e prosopopea. — Temperate, buona matrona, le vostre lagrime, o a meglio dire rasciugatele e risparmiate i vostri sospiri, chè prendo sopra di me il risarcimento dovuto alla vostra figlia, cui però sarebbe stato assai più onorevole di non abbandonarsi così alla cieca alle promesse degli innamorati, le quali d’ordinario sono facili ad essere fatte, e difficili troppo ad essere mantenute. Io pertanto, con licenza del duca mio signore, mi recherò sull’istante in traccia dello sciaurato giovane senza cuore; lo troverò, lo sfiderò, e lo ammazzerò se negherà di mantenere la promessa fede. Il principale assunto della mia professione è, come sapete, di perdonare agli umili e di castigare i superbi; ch’è quanto dire di sostenere i miseri e di punire gli arroganti. — Non occorre, disse allora il duca, che la signoria vostra si dia il fastidio di andare in traccia