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capitolo l | 455 |
dovete darmi la metà di questi coralli, perchè non credo che la signora duchessa sarà stata tanto balorda da mandarla tutta per voi. — Tutta è per te, figliuola, rispose Teresa; ma lasciamela portare al collo per alquanti dì, che pare proprio che mi si allarghi il cuore. — Vossignorie sì rallegreranno di più, disse il paggio, allorchè vedranno il fagotto che sta in questo portamantello, e ch’è un vestito di panno sopraffinissimo che il governatore don Sancio portò un giorno solo alla caccia, e questo lo manda tutto intero per uso della signora Sancetta. — Oh che possa vivere mille anni, soggiunse questa, ed altrettanti anni chi me lo porta, ed anche due mila se occorre„.
In questo uscì Teresa di casa con le lettere e con la filza al collo, e andava battendo le dita sulle lettere come se suonasse un cimbalo; e trovati a caso il curato e Sansone Carrasco, cominciò a saltellare ed a dire: — Alla fè’ che non vi è più parente povero; oh abbiamo adesso un governuccio! vengano mo adesso a contrastare con me queste prosontuose dttadine, chè io darò a divedere chi sono. — E che vuol dire ciò, Teresa Panza? che pazzie sono le vostre? che lettere queste? disse il curato. — La pazzia, ella rispose, non è altro se non che queste sono lettere di duchesse e di governatori, e questi che porto al collo, sono coralli fini, e le ave marie e i pater nostri sono di oro a martello, e io sono governatora. — Noi non v’intendiamo, disse il curato, nè sappiamo quello che vogliate dire. — Adesso capirete tutto, rispose Teresa;„ e detto fatto mise nelle loro mani le lettere. Il curato le lesse in maniera che Sansone Carrasco ne intese il contenuto, l’uno e l’altro si guardarono in faccia come stupefatti di ciò che avevano letto. Il baccelliere dimandò chi avesse recate quelle lettere. Rispose Teresa che la seguitassero fino a casa, e che avrebbero visto il messaggiere, che era un giovanotto bello come un angelo, e che le aveva portato altro regalo che valeva quello che sta bene. Il curato le levò i coralli dal collo, li guardò, li tornò a guardare, ed accertatosi che erano dei fini, tornò a fare le maraviglie, e disse: — Per l’abito che porto che non so nè che mi dire nè che pensare intorno a queste lettere ed a questi doni: da una parte veggo e tocco il molto pregio di questi coralli, e dall’altra osservo che una duchessa manda a dimandare due dozzine di ghiande. — Chi l’ha mai da capire? disse allora Carrasco: orsù andiamo a vedere il portatore di questi dispacci, ch’egli ci chiarirà le difficoltà che ci si parano innanzi„. Così fecero, e Teresa se ne tornò a casa in loro compagnia.
Trovarono il paggio che stava vagliando un poco di biada per la sua cavalcatura, e Sancetta occupata a tagliare il presciutto per