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capitolo l. 451

più tenersi nei termini, e nemmeno Altisidora; ond’è che fumanti di stizza ed avide di vendicarsi entrarono a furia nella camera, ed acconciarono don Chisciotte e tartassarono la matrona come si è riferito. Le offese che attaccano direttamente o la beltà o la presunzione delle donne, destano fuori di modo lo sdegno, e accendono al desiderio della vendetta. Narrò la duchessa al duca il successo, ed egli ne rise assai; ed intanto seguitando ella nel suo divisamento di prendersi giuoco di don Chisciotte e di Sancio, spedì il paggio (quello che aveva rappresentato il personaggio di Dulcinea nella scena eseguita pel suo disincanto, di che Sancio occupato nel suo governo, per nulla più ricordavasi) a Teresa Panza con la lettera del suo marito, e con altra sua accompagnata da una filza di bei coralli che le mandò in dono.

Ora ci narra la storia che il paggio era molto avveduto, scaltrito ed assai voglioso di compiacere ai suoi padroni, e che molto volentieri se ne andò al paese di Sancio. Prima di entrarvi vide che stavano parecchie donne lavando presso ad un fiumicino, e dimandò loro se sapessero indicargli se nel paese stesse una donna chiamata