di quanto aveva esposto si raffermò al sopraggiugnere del suo fratello, colto egli pure dagli sgherri quando era fuggito dalla sorella. Non altro aveva indosso fuorchè un gamurrino grazioso ed un guarnello di damasco turchino con passamani d’oro, nè in capo teneva alcun velo, nè lo adornavano altro che i suoi capelli che parevano anella di oro: tanto erano biondi e ricciuti. Il governatore, il maggiordomo e lo scalco lo condussero in luogo appartato, e senzachè sua sorella potesse udire gli chiesero perchè vestisse a quel modo. Egli con non minore vergogna e imbarazzo ripetè il racconto già fatto da sua sorella; il che diede non poco piacere all’invaghitosi scalco: ma il governatore allora disse: — Non è da negarsi, o signori, che non sia stata questa la più solenne ragazzata, e per far sapere questa scioccheria non occorreva tirar tanto in lungo il discorso, nè spargere tante lagrime, nè mandare tanti sospiri, ma bastava dire: noi siamo il tale e la tale esciti a passeggiare fuori della casa patema così travestiti per pura curiosità e senza alcun fine cattivo; nè affibbiarvi tanti piagnistei e spasimi, e non finirla mai più. — Così è, disse la vergognosa donzella, ma sappiano le signorie loro che tanto grande fu il mio turbamento, che non mi lasciò conoscere il modo con cui dovessi condurmi. — Non è nato alcun male, rispose Sancio, ma andiancene; lasceremo vossignoria in casa di suo padre, il quale forse non si sarà accorto: ma da ora innanzi non vogliate l’una e l’altro mostrarvi sì fanciulli e vogliosi di vedere il mondo: l’onesta donzella e la gamba rotta stanno in casa; e la donna e la gallina per andare attorno si perdono in una mattina; e quella che è desiderosa di vedere, desidera anche di essere veduta; e non vado avanti„. Il giovine ringraziò il governatore per la gentilezza che dimostrava di ricondurli a casa, e così si avviarono verso quella, che non era molto lontana. Vi giunsero, e il fratello tirando una pietruzza all’inferriata, subito scese la serva che li stava attendendo, ed aprì loro la porta. Entrarono eglino lasciando maravigliato ognuno sì della loro gentilezza e venustà come della brama che spiegarono di veder il mondo di notte e senza escire del paese; ma ogni cosa attribuirono alla loro età troppo ancora giovanile. Restò per altro lo scalco ferito nel cuore, e propose fra sè di chiedere in altro giorno la ragazza in isposa a suo padre, tenendo per certo che negata non gliel’avrebbe per essere egli dipendente dal duca. Entrò nel tempo stesso nella fantasia di Sancio di fare sposo il giovane a Sancetta sua figliuola, e stabilì di pensarvi a tempo e a luogo; dandosi a credere che niun marito negare si potesse alla figliuola di un governatore. Terminò a questo modo la ronda di