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440 | don chisciotte |
prosciutto, di carne salata, di rape e di cipolle. Il volermi costringere a cibi e vivande signorili, egli è rendermi schizzinoso e produrmi anche la nausea. Tutto ciò che può fare lo scalco si è di presentarmi di quelle che si chiamano olle podride, che quanto più sono podride tanto meglio per me; ed in esse può frammischiare tutto ciò che vuole, purchè sia cosa da mangiare, che io gliene avrò obbligo, e potrà essere che un dì o l’altro io lo ricompensi. E nessuno burli con me perchè o siamo o non siamo governatori: viviamo pure tutti e mangiamo in santa pace e in ottima compagnia, chè quando Iddio manda il sole lo manda per ognuno. Io governo quest’isola senza perdere quel diritto che mi si compete e senza pigliare più di quello che mi si appartiene: ora ognuno stiasi in cervello, e abbia occhi in testa, perchè io gli fo sapere che il diavolo è sottile, e che se sarò provocato farò vedere cose di stupore; chè non si ha a fare il mele perchè venga mangiato dalle mosche. — Per certo, signor governatore, disse lo scalco, vossignoria ha tutta la ragione in ciò che dice; ed io guarentisco in nome di tutti gli abitatori di quest’isola che obbediranno a vossignoria con ogni puntualità e amore e benevolenza, perchè il soave modo di governare che la signoria vostra ha mostrato in questi primordii, non dà luogo di fare o pensare cosa che ridondi in di lei mal servigio. — Lo credo bene, rispose Sancio: e sarebbero una mano d’ignoranti se pensassero od operassero diversamente: ripeto che abbiasi cura del mio sostentamento e di quello del mio leardo, ch’è ciò che più m’importa e fa più al caso mio; e se adesso è l’ora a proposito andiamo a rondare; giacchè è mia intenzione di tener monda quest’isola da ogni genere di sozzure e di gente vagabonda, scioperata ed oziosa. Voglio che sappiate, amici miei, che la gente raminga o infingarda è nelle repubbliche come le cattive api negli alveari, che mangiano il mele lavorato dalle pecchie industriose. Io poi nel mio governo voglio aiutare i contadini, mantener intatti ai cittadini i loro privilegi, premiare i virtuosi, rispettare la religione, onorare i suoi ministri. Che vi pare, o amici, di questi miei proponimenti? Se sono buoni, credete voi che gitterò la liscia e il sapone? — Vossignoria parla con tanto criterio, disse il maggiordomo, che pare impossibile che da un uomo che non sa leggere nè scrivere possano scappar fuori sentenze e avvertimenti sì diversi da ciò che si aspettavano quelli che ci hanno mandato qua, e noi altri che ci siamo venuti. Ogni dì si vedono cose nuove nel mondo; le burle si convertono in verità, e gl’ingannatori si trovano ingannati„.
Giunse la notte, ed il governatore cenò con licenza del signor