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capitolo xlvii 423

si alzò dicendo: — Arriva un corriere del duca mio signore che recherà per certo qualche dispaccio d’importanza„. Entrò il corriere andante e trangosciato, e tratto un piego dal seno lo pose in mano al governatore, e Sancio lo passò in quelle del maggiordomo, cui comandò che leggesse la soprascritta, la quale diceva così: A don Sancio Panza Governatore dell’isola Barattaria, in proprie sue mani, o in quelle del suo segretario. Sancio udendo questo disse: — E chi è questo mio segretario?„ Uno dei circostanti rispose: — Sono io, o signore, perchè so leggere e scrivere, e sono biscaino. — Con quest’aggiunta di biscaino, disse Sancio, potreste anche essere segretario dell’imperadore: aprite questo plico e ditemi il suo contenuto„. Il segretario nato allora allora come un fungo, lesse e poi disse ch’era negozio da trattarsi con grande segretezza da solo a solo. Comandò Sancio che tutti sgombrassero dalla sala eccetto il maggiordomo e lo scalco; sicchè partirono tutti, ed anche il medico. Subito il segretario lesse la lettera che diceva così:

“Pervenne a mia cognizione, signor don Sancio Panza, che alcuni nemici e miei e di codesta isola hanno a darvi un formidabile assalto, non so in che notte. Rendesi dunque necessario lo stare all’erta perchè non vi acchiappino alla impensata. So ancora per mezzo di spie certe ch’entrarono in codesto paese quattro persone travestite per ammazzarvi, perchè hanno paura del vostro molto cervello. Spalancate gli occhi, e ponete mente sopra chi si sia che venga a parlarvi, e non mangiate un briciolo di tutto quello che vi è presentato. Io procurerò di soccorrervi se il pericolo si facesse sempre più brutto, ma intanto conducetevi nel modo ch’io mi riprometto dalla vostra buona testa.

“Di questo luogo ai 16 agosto a ore 6 di notte

“Vostro amico.

il duca



Restò Sancio attonito davvero, mentre anche gli altri facevano le viste di essere in gran pensieri, e voltosi al maggiordomo disse: — Quello che si deve fare subito, e farlo in questo punto, si è di cacciare in una sotterranea prigione il dottor Rezio, perchè se vi è uno che voglia privarmi di vita, e darmi una pessima morte com’è la fame, è senza dubbio questo dottore. — Sembrami per la stessa ragione, disse lo scalco, che vossignoria nulla abbia a mangiar di tutto ciò che trovasi su questa mensa, perchè le hanno presentate cose mascherate; e, come suol dirsi, dietro la croce si asconde il diavolo. — Nol nego, rispose Sancio, datemi dunque un pezzo di pane, e