immantinente. Lo scalco gliene accostò un altro con altre vivande, e Sancio distese tosto la mano per assaggiarlo, ma prima che avesse potuto avvicinarlo alla bocca, già la bacchetta l’aveva tocco, e subito un paggio l’aveva portato via così presto come gli altri manicaretti. Sancio stette alcun poco sospeso, e poi guardando ognuno in viso, dimandò se quelle vivande si avevano a mangiare così come se si trattasse di un giuoco di mano. Rispose quello dalla bacchetta: — Non si ha a mangiare, o signor governatore, se non se osservando religiosamente il costume che tiensi nelle altre isole dove sono governatori: io, o signore, sono medico e sono salariato in quest’isola per assister in tal qualità i suoi governatori, ed avendo più cara la loro che la salute mia, studio notte e giorno, e vo scandagliando la complessione del governatore per non isbagliarne la cura in caso di sua malattia. La principale cosa in che mi occupo, si è di assistere ai suoi pranzi e alle sue cene, e di non permettergli di cibarsi se non di quelle cose che mi paiono convenirgli, vietando