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capitolo xlvi 417

questo stregone, con questo incantatore, chè io gli farò conoscer chi è don Chisciotte:„ ma il gatto non curante di queste grida digrignava e stringeva. Finalmente il duca lo staccò e gittollo fuori della finestra. Rimase don Chisciotte col viso punzecchiato, con le narici crivellate, pur tutto instizzito perchè non gli avevano lasciato dar fine alla zuffa già tanto avanzata con lo incantatore malvagio. Fecero portare dell’olio di lucerna, e la stessa Altisidora colle sue mani bianchissime gli pose una benda che coprì le ferite, e nell’adattarla sotto voce gli disse: — Tutte queste sciagure ti succedono, o crudele cavaliere, per lo peccato della tua durezza e pertinacia: e voglia Dio che Sancio Panza tuo scudiere si dimentichi di frustarsi perchè non segua mai più il disincantamento della tua Dulcinea, nè tu possa mai gioire con lei, nè guidarla al talamo, almeno finattantochè io continuerò ad adorarti„. Altra parola non rispose don Chisciotte se non che trasse dal cuore un profondo sospiro, e poi si distese nel suo letto ringraziando i duchi della loro assistenza; non perch’egli avesse timore di quella canaglia gattesca