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386 | don chisciotte |
di tutto si è che tu ti serbi mondo e pulito, e ti tagli le ugne, non lasciandole crescere, come fanno alcuni così ignoranti da credere che le ugne lunghe abbelliscano le mani; quasi che quell’escremento e quell’aggiunta che lasciano di tagliare fosse ugna, quando in vece è branca di chieppa o artiglio di lucertola. Guardati dunque da questa sozza usanza.
“Non andare, o Sancio, scinto o sciamannato; chè colui ch’è male in assetto della persona, dà indizio di animo basso, quando bene la scompostezza non degeneri in buffoneria, come si giudicò di quella di Giulio Cesare.
“Esamina accuratamente quanto può rendere il tuo offizio: e se esso comporta che tu dia livrea ai tuoi servidori, eleggila modesta ed utile piuttosto che vistosa e bizzarra; o meglio scompartiscila tra i servi e i poveri, vale a dire che se hai da vestire sei paggi, vestine tre soli, e tre poveri: così allestirai paggi per la terra e pel cielo: dai vanagloriosi non è mai bene inteso questo vero modo di dare livree.
“Non mangiar àgli o cipolle affinchè non si scopra dall’odore la tua contadineria; cammina adagio e parla riposatamente, non però in modo che sembri che tu accarezzi le tue parole: ogni affettazione è pessima.
“Sia il tuo desinare parco, e più parca ancora la tua cena: la sanità di tutto il corpo si compone nell’officina dello stomaco. Sii temperato anche nel bere considerando che l’uso eccedente del vino fa violare i segreti e mancare di fede.
“Avvertisci, o Sancio, di non divorare a quattro ganasce, nè di ruttare dinanzi ad alcuno. — Questo ruttare io non lo intendo,„ disse Sancio, e don Chisciotte soggiunse: — Ruttare, o Sancio, significa mandare fuora per la bocca il vento ch’è nello stomaco, e chiamasi regoldare nel nostro linguaggio castigliano: è vocabolo dei più brutti benchè significativo; però i più gentili sono ricorsi al latino, e lo hanno cambiato in ruttare, e si è anche formata la parola ruttazione. Se questi termini non sono oggidì bene divulgati fra noi ciò poco importa, chè il tempo ne introdurrà poi l’uso e s’intenderanno, e la lingua si arricchirà avendo su di essa dominio e potere il volgo e la frequenza dell’uso. — Davvero, o signore, disse Sancio, che uno dei consigli e avvertimenti che penso di tener