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capitolo xlii 383

doni del dovizioso quanto tra i singulti e le importunità dell’indigente.

“Quando può e dee aver luogo l’equità non fare che piombi sul reo tutto il rigore della legge; chè non è mai migliore la fama del giudice rigoroso di quella del compassionevole.

“Se accade che la bacchetta della giustizia si curvi, ciò non avvenga mai per lo peso dei donativi, ma per quello della misericordia.

“Quando ti occorra di dover giudicare i piati o le liti di qualche tuo nemico, allontana la memoria delle ingiurie, e mettila unicamente nella verità del fatto.

“Non ti accechi la propria passione nella causa altrui: chè gli errori nei quali tu cadrai, saranno il più delle volte senza rimedio; e se pure lo avessero, ciò tornerebbe a spese della tua riputazione ed anche delle tue sostanze.

“Se qualche bella donna ti viene a chiedere giustizia allontana gli occhi dalle sue lagrime, e chiudi gli orecchi ai suoi gemiti: considera posatamente le sue dimande se non vuoi che la tua ragione vada naufraga nel suo pianto, e la tua bontà nei suoi sospiri.

“Non maltrattare con parole chi dee ricevere da te gastigo con opere, mentre basta allo sventurato la pena del supplizio senza la giunta delle vituperevoli ingiurie.

“Nel colpevole ch’è soggetto alla tua giurisdizione, considera l’uom miserabile, subordinato alle condizioni della depravata nostra natura; e per quanto si può, e senza offendere la parte contraria, ti mostra a lui pietoso e clemente, perchè quantunque tutti gli attributi di Dio sieno eguali, più campeggia e risplende ai nostri occhi quello della misericordia che quello della giustizia.

“Se seguirai, o Sancio, queste regole e questi precetti saranno durevoli i tuoi giorni, la tua fama eterna, i tuoi premii al colmo, intera la tua felicità: mariterai i tuoi figli con tua soddisfazione, e cresceranno in titoli essi e i loro nepoti, vivrai in pace e ben veduto da tutti, e dopo gli ultimi passi della tua vita ti arriverà quello della morte in decrepitezza soave e matura, e ti chiuderanno gli