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capitolo xli | 373 |
al corpo della luna che poteva pigliarla colle mani, nè ebbe mai ardire di guardare in giù perchè non gli girasse il capo. Dunque, o Sancio, non occorre che adesso ci scopriamo mentre darà conto di noi chi ci tiene a suo carico. Noi andiamo già guadagnando e salendo in alto, ci lasceremo cadere poi sul regno di Candaia, come fa l’uccello pellegrino sopra la gazza che si eleva moltissimo per indi calarsi e predarla: e poi sebbene ci paia appena mezz’ora che ci partimmo dal giardino, credimi ch’io tengo per fermo che noi abbiamo già fatto uno sterminato viaggio. — Non so quello ch’e’ sia, rispose Sancio; so ben dire che se la signora Magagliana o Magalona si contentò di questa groppa, ella non debb’avere avuto le carni molto tenere„.
Tutti questi discorsi dei due valorosi erano uditi dal duca e dalla duchessa, e da quei che in giardino si stavano, e se ne pigliavano straordinario piacere. Volendo poscia dar termine alla strana e bene ordita ventura, attaccarono fuoco colla stoppa alla coda di Clavilegno, e al punto stesso, per essere ripieno il cavallo di schioppetti e saltarelli, saltò all’aria con uno strano fracasso, e diede in terra con don Chisciotte e Sancio mezzo abbrostiti. In questo frattempo era già sparito dal giardino tutto il barbato squadrone delle matrone colla Trifaldi, e si videro gittate a terra le altre persone come se fossero svenute. Don Chisciotte e Sancio rivoltaronsi malconci assai, e portando gli occhi in qua e in là, rimasero attoniti nel vedersi nel giardino medesimo da cui erano partiti, e