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370 | don chisciotte |
poteva essergli conceduto, di mettersi a sedere come le donne; chè a questo modo non sentirebbe tanto incomodo per la durezza. Sancio così fece, e dicendo addio, si lasciò bendare gli occhi; ma dopo bendati li tornò anch’egli a scoprire, e dando tenere e piangenti occhiate a tutti quelli che stavano nel giardino, disse che lo aiutassero in quel pericolo con un Pater ed un’Ave, perchè Iddio desse poi anche a loro il ricambio quando si trovassero in simili disastrosi pericoli. Allora disse don Chisciotte: — E come? sei tu forse, ladrone, sul patibolo o in agonia che tu abbia ad usare di simiglianti preghiere? Non vedi, creatura codarda e pusillanime, che stai nello stesso sito già occupato dalla bella Magalona, da cui ella scese non per entrare in sepoltura, ma per sedere regina sul trono di Francia, se non mentono le istorie? Ed io, che sto al tuo lato, non posso eguagliarmi al valoroso Pierre che calcò questo stesso luogo che io ora calco? Cuopriti, cuopriti, animale senza cuore, nè far sentire la paura che hai, o per lo meno non manifestarla in presenza mia. — Dunque mi bendino gli occhi, rispose Sancio; e poichè non si vuole neppure che mi raccomandi a Dio, nè che sia raccomandato da altri, perchè non dovrò io temere di essere strascinato in qualche regione di diavoli che ci menino a Peralviglio1„.
Si bendarono finalmente ambedue, e sentendosi don Chisciotte che stava come dovea giacere, tastò l’ordigno, e l’ebbe toccato appena, che le matrone e quanti erano presenti alzarono la voce, dicendo: — Dio ti guidi, valoroso cavaliere: Dio ti accompagni, scudiere intrepido: eccovi per aria, voi la trapassate come saette, già cominciate a sospendere, noi tutti siamo stupefatti; tienti forte, valoroso Sancio, chè tu barelli; guarda di non cascare, chè la caduta sarebbe peggiore di quella dell’ardito garzone che volle guidare il carro del Sole suo padre„. Sancio sentì queste parole, e strìngendosi bene al suo padrone, e cingendolo colle braccia, gli disse: — Signore, possono asserir costoro che noi montiamo tant’alto quando sentiamo le parole che ci dicono, e pare che stieno parlando qui a canto a noi? — Non por mente a questo, disse don Chisciotte, chè siccome siffatte cose e questi volamenti vanno fuori del corso naturale, tu vedrai e udirai ciò che brami anche lontano mille leghe; ma non istringermi tanto, chè mi fai cadere, e non so comprendere di che ti turbi e ti spaventi quand’io potrei giurare che in tutto il tempo di vita mia non ho adoperato cavalcatura di passo più posato, e pare proprio che noi non ci moviamo: ora sbandisci
- ↑ Luogo dove si giustiziavano i malfattori.